Che tipo di vino è il Merlot?

Ricchezza e corposità sono gli attributi che meglio definiscono il vino ottenuto dal Merlot.
Questo vitigno, robusto e prezioso, è ancora oggi soggetto di studio di ampelografi e viticoltori, affascinati dai misteri che si celano tra i grappoli di Merlot.

Origine del nome Merlot

La teoria più condivisa relativa all’etimologia di questo vitigno fa capo al colore delle sue bacche, di un nero interno e vellutato, che ricordano le piume di un merlo. Inoltre, il volatile passeriforme sarebbe ulteriormente legato a questo vitigno, visto che andrebbe particolarmente ghiotto dei suoi acini.

Storia del Merlot

Per rintracciare l’origine del Merlot occorre andare molto a ritroso nel tempo, almeno fino alla conquista romana dell’Aquitania nel 56 a.C., anno in cui i Biturici divennero naturali alleati dei conquistatori.
Nel 14 d.C., Strabone si preoccupò di descrivere i territori di recente annessione e pur menzionando Burdigala (oggi Bordeaux), non evidenziò la presenza di alcuna attività viticola. Tuttavia, soltanto dopo pochi decenni (tra il 77 e il 78 d.C), Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis Historia, menziona la vitis biturica, trovandola molto simile alla cocolubis, un vitigno particolarmente noto che attecchì in Hispania. Entrambe i vitigni sarebbero, sempre a detta di Plinio, discendenti della balisca, originaria di Durazzo.
Per alcuni secoli, i nomi dei vitigni scomparvero dai compendi di agronomi e botanici. In alternativa, quando essi sono presenti, fanno in realtà riferimento alle proprietà organolettiche dell’uva o del vino. Il primo a darci un resoconto dei vitigni presenti in Aquitania è il naturalista Andrea Bacci. Il medico elpidiense afferma che sulle rive dalla Garonna si allevano due tipi di Moretta, un Ruscello e una Biccana. Il nome del Merlot, quindi, continua a non comparire e lo stesso accade nel 1740, quando, nel tentativo di trovare un rimedio ai danni inferti ai vitigni dall’inverno glaciale del 1709, si selezionarono i ceppi di Cabernet, Malbec e Verdot. Nel 1759, fa la sua comparsa in Francia il Traitè sur la nature et sur la culture de la vigne, nel quale si rendono noti alcuni incroci naturali tra diverse varietà coltivate nello stesso vigneto. Quasi un secolo dopo, nel 1845, a Canterbury fece la sua comparsa il fungo Ascomycota, responsabile dell’oidio, che si diffuse rapidamente su tutto il continente. Nel 1854 quasi tutti i botanici s’impegnarono nella compilazione di un elenco dei vitigni più resistenti a questa piaga e, quasi comparendo dal nulla, viene menzionato anche un grande vitigno della Médoc: il Merlot.
La sua capacità di resistere al mal bianco è forse la chiave d’ingresso in Italia. Sul finire del XIX secolo, infatti, il Merlot fa la sua comparsa nel Friuli-Venezia Giulia per poi diffondersi in Veneto e in Trentino-Alto Adige.

Dove si produce il Merlot in Italia?

Complessivamente, la superficie vitata nazionale che accoglie vitigni di Merlot ammonta a 28.000 ettari.
Oltre alle zone in cui il vitigno fu importato sul finire dell’800, e quindi Friuli- Venezia Giulia, Veneto e Trentino-Alto Adige, oggi il Merlot è allevato anche lungo la Toscana tirrenica (Val di Cornia, Bolgheri, e Cortona), lungo la dorsale centrale appenninica e in Sardegna, in particolar modo ad Alghero.
Questo vitigno predilige terreni collinari e che durante l’estate presentino un buon tasso di umidità.

Denominazioni (DOC, DOCG e IGT) in cui è utilizzato il Vitigno Merlot

Come denominazione DOC, il Merlot contribuisce alla produzione di numerosi vini, tra cui l’Alghero, il Bolgheri, Castelli Romani, il Delia Nivolelli, l’Erice, il Friuli Isonzo, il Gravina, il Lago di Corbara, il Montescudaio, il Salaparuta e il Valcalepio. Con il marchio DOCG si produce il Chianti, e Colli di Conegliano, il Montello Rosso e il Suvereto. Notevole anche la produzione di vino con etichetta IGT. Tra gli altri, è possibile menionare l’Arghillà, il Benaco Bresciano, i Colli Apruntini, l’Histonium e il Rubicone.

Informazioni e curiosità sulla produzione del Merlot

Come si è potuto evincere dalla sua storia, la vigoria del Merlot è particolarmente elevata. La sua produttività è elevata, soprattutto quando si seguono i tipi di allevamento tradizionali che sono il cordone speronato o il guyot. In questo modo, si assicura al vitigno un ombreggiamento ideale, visto che rifugge l’eccessiva esposizione al sole. Tra le malattie a cui risulta particolarmente sensibile, il Merlot risente della peronospora, al marciume acido e alla cocciniglia. Resistente alla botrite, il Merlot oppone una fiera resistenza all’oidio.

A cosa abbinare il Merlot?

Come abbiamo visto nella sezione delle denominazioni, il Merlot è una componente essenziale di molti vini DOC, DOCG e IGT. Questo significa che siamo in presenza di un vino altamente versatile, talvolta morbido e corposo, altre volte importante e complesso. Un Merlot può essere perfetto da bere come accompagnamento a un antipasto a base di salumi. Se usato per pasteggiare con i primi, il Merlot dovrebbe essere bevuto insieme a piatti conditi con sughi di carne. La corposità del Merlot fa sì che questo vino si sposi bene con carni arrosto e formaggi di lunga stagionatura. Va da sé che per l’elevata struttura e solidità, il Merlot è altresì un ottimo vino da meditazione.
In questi casi, si avrà l’accortezza di servire il rosso in un bicchiere classico e a una temperatura compresa tra i 18 e i 20 gradi.