Valle d’Aosta

Le Origini

La Valle d’Aosta è una regione diversa per storia, tradizioni, territorio ed enogastronomia. Una regione basata su un intreccio pedoclimatico con pochi uguali e su un patrimonio ampelografico unico e antico, elemento essenziale di una produzione limitata ma inconfondibile.
Questa regione è una terra di vigneron veri, che coltivano fazzoletti di vigna in zone difficili, a volte estreme, dove la viticoltura è davvero eroica. Nonostante ciò, sono più di mille anni che qui si fa vino.
Le zone più vocate, ancora oggi lo zoccolo duro della viticoltura valdostana, sono state identificate tra Medio Evo e Rinascimento, come testimonia un celebre episodio del 1494 quando Carlo VII scese in Italia e passò per la Valle d’Aosta, ospite di Giorgio di Challant nel raffinato Castello di Issogne. Le cronache dell’epoca riportano infatti una minuziosa descrizione dei vini serviti alla mensa imperiale nel leggendario pranzo di accoglienza: “A ogni nuova portata le coppe si riempivano dei vini più rinomati della Valle, dall’asprigno Enfer alla frutta del delizioso Clairet de Chambave, il passito degno di figurare sulla tavola di un re…”
Dalla seconda metà del XIX secolo, oidio e fillossera devastarono le vigne fino alle soglie della I Guerra Mondiale. Nel frattempo, dal 1886, la linea ferroviaria Chivasso-Aosta aveva permesso ai vini piemontesi e lombardi di sbarcare nella Vallée e i loro prezzi bassi avevano fatto crollare il mercato interno.

La rinascita è partita nel 1951 con la fondazione dell’École Pratique d’Agricolture, diretta con dedizione e passione dai canonici del Gran S.Bernardo, divenuta poi Institut Agricole Régional, che insieme ad alcuni ostinati produttori e alle Caves coopérotives, è stata la base del rilancio degli ultimi vent’anni. Giovani vignaioli, consapevoli e appassionati, recuperano vitigni tradizionali e, supportati da importanti sostegni istituzionali, danno vita a un vero rinascimento enologico che giustifica un viaggio enogastronomico in grado di stupire, in cui la conservazione attiva e la rivisitazione creativa di una gastronomia unica e dai caratteri fortemente alpini vanno di pari passo con la valorizzazione dei vitigni locali.

Il clima ed il territorio

L’eccezionalità del vino valdostano è legata a doppio filo a questa valle stretta incastonata tra le Alpi, attraversata dal percorso della Dora Baltea che punta verso le cime più alte d’Europa, immersa in un ambiente montano, con altitudini spesso elevate e in apparenza ostili.

Il clima valdostano è continentale e aspro, con inverni lunghi e rigidi, frequenti gelate primaverili, estati calde con soleggiamento intenso ma condizionato dall’esposizione e dall’orografia del vigneto. Nel patois franco-provenzale valdostano, i termini adret ed envers traducono rispettivamente il versante soleggiato della valle, esposto da sud a sud-ovest, sul quale si estende la maggior parte dei vigneti, e il suo dark side, con esposizioni a nord e nord-est, dove la vite può crescere solo nei rari punti più aperti della Valle Centrale. Le piogge variano molto, con precipitazioni dell’ordine di 1000-1100 mm/anno per la Bassa e l’Alta Valle e circa la metà per la Valle Centrale.

Terreni di natura granitica a Morgex e poco fertili a Donnas e ad Arnad-Montjovet, dove la vite è coltivata su terrazze e spesso affonda le radici nelle fessure della roccia madre, si alternano a giaciture più sciolte, in particolare nella Valle Centrale, con terreni a tessitura franco-sabbiosa, ricchi di scheletro, che consentono un ideale drenaggio e un costante apporto di nutrimento. Ne beneficiano soprattutto i vitigni a bacca bianca, che spesso offrono ai vini un’intrigante mineralità e una raffinata interazione tra freschezza e sapidità.

Zone vitivinicole

In Valle d’Aosta si distinguono tradizionalmente tre aree viticole, l’Alta Valle, la Valle Centrale e la Bassa Valle, che seguono da ovest a est per circa 90 chilometri il corso della Dora Baltea. Tutti i vini rientrano nell’unica denominazione Valle d’Aosta, con numerose sottodenominazioni corrispondenti a piccoli areali o a singoli vini, spesso ottenuti da monovitigno.

L’Alta Valle o Valdigne, stretta e precipite fino a quando incontra la piana aostana poco prima di Villeneuve, ė la zona con le vigne più alte e il confine della viticoltura ė il massiccio del Monte Bianco. Qui nasce il Blanc de Morgexet de La Salle, in due comuni che costituiscono il tetto della viticoltura europea, dove resiste solo il prié blanc, con le sue terrazze a pergole basse. Elaborato in purezza, dà un vino dai riflessi verdolini, con sentori di agrumi, erbe aromatiche e fiori di sambuco, sottile ma vibrante in acidità e mineralità, che dà il meglio di sé nei primi due-tre anni di vita, perfetto in abbinamento con ravioli di gamberi e branzino. Scendendo verso la valle si incontra lo storico rosso Enfer d’Arvier, a base di petitrouge, con saldi di vien de Nus, mayolet e fumin, ottenuto in uno spettacolare e raccolto anfiteatro di vigneti strappato ai monti, sulla sinistra orografica della Dora Baltea, soleggiato anche d’inverno. Un vino da provare con carpaccio di manzo.

La Valle Centrale è il cuore del vigneto valdostano, dove il solco della Dora Baltea si fa più ampio, il vigneto è più morbido e ospitale e disegna una stretta fascia di colline pede-montane che da ovest a est si estendono da Villeneuve fino a Montjovet. La vite si trova soprattutto nell’odret, ma in alcuni punti anche nell’envers, come a Introd e Aymavilles, il comune più vitato della regione. Questa è una zona di elezione per i vitigni autoctoni a bacca nera. II petit rouge trova la sua più compiuta espressione nella sottodenominazione Torrette, in particolare nei comuni di Saint-Pierre, Sarre, Quart e Aymavilles, dove si ottengono anche Fumin interessanti e strutturati, ottimi con la carbonade, mentre il raro Vuillermin è prodotto in un territorio ristretto che ha il suo epicentro a Fénis, Pontey e Châtillon. Nus è celebre soprattutto per lo storico e raro Malvoisie Flétri, passito con intensi profumi di frutta candita, erbe aromatiche e spezie.

La tradizione dei vini dolci da uve appassite raggiunge il suo vertice pochi chilometri più a est, nella zona di Chambave, che si estende dal comune omonimo fino a Saint-Vincent, antico feudo del moscato bianco. II Muscat Flétri è squisito con biscotti speziati alle nocciole. Qui si producono anche vini rossi piacevoli e di media struttura, prodotti con l’immancabile petit rouge, buoni con un tagliere di mocetta, lard d’Arnade altri gustosi salumi locali. Sempre nella Valle Centrale, lo Chardonnay si esprime su ottimi livelli, con una pienezza strutturale che consente ambiziose evoluzioni in legno, ben sostenute dalla tensione fresco-sapida regalata dai terreni morenici e dal clima alpino. Un vino da abbinare elegantemente con un’insalata di crostacei al profumo di menta e lime.

Infine la Bassa Valle, da Montjovet e la gola di Bard fino ai confini piemontesi di Carema. La valle, stretta e poco soleggiata, costringe a coltivare la vite sulle terrazze dei ripidi pendii soprattutto dell’adret, spesso su pergole sorrette dai pilùn, grossi pilastri in pietra. Ci si avvicina al Piemonte e si fa dominante la presenza del nebbiolo, che costituisce la base delle due sottodenominazioni Arnad-Montjovet e Donnas, dove i vini sono rossi di montagna, austeri e riservati, particolarmente freschi, perfetti con una fumante fonduta.

Vitigni

Un fazzoletto di terra, solo 286 ettari vitati dislocati per il 60% in montagna, con pendenze che a volte superano il 100%, nel 2013 ha dato circa 20.000 ettolitri di vino, 82% DOP, per 2/3 provenienti da sei cantine cooperative e per il resto da poco più di una trentina di aziende private. I vini rossi e rosati rappresentano circa il 60% del totale, altra peculiarità nell’ambito della viticoltura alpina, che in genere predilige la produzione di vini bianchi.

Oggi le viti sono per lo più impiantate a guyot, ma non mancano significative sacche di resistenza legate al tradizionale sistema a pergola, in particolare nelle aree più difficili dell’Alta e della Bassa Valle. La vicinanza dei grappoli al terreno e alle pietre dei muretti a secco su cui poggiano le pergole, consente l’accumulo del calore durante il giorno e il suo rilascio nelle ore notturne, con grandi vantaggi nella maturazione del frutto. Nella parte centrale della Valle è anche diffuso il gobelet, una versione locale dell’alberello.

In un contesto pedoclimatico difficile, uomo e natura hanno selezionato nei secoli un inedito patrimonio di vitigni autoctoni che rappresentano il 65% della produzione e che, affiancati da alcune uve internazionali, danno vita al vino valdostano moderno.

Tra i vitigni autoctoni a bacca nera, il più coltivato è il petit rouge (20%), noto anche come pitchou rodzo, che appartiene alla famiglia degli oriou, antico ceppo di vitigni locali da cui sarebbero derivate alcune tra le principali varietà storiche regionali, come il vien de Nus.

Vendemmiato in ottobre, dà vini intensamente colorati, dotati di ottima struttura e discreta acidità, con prevalenti note di amarena, marasca e frutti a bacca nera, che possono evolvere per 2-5 anni.

In ordine di diffusione si trova poi il fumin (8%), oggetto in questi anni di un ampio e opportuno recupero, sempre più spesso vinificato in purezza. Analogie genetichee organolettiche con il piemontese freisa si esprimono in un vino intensamente colorato, rustico e vigoroso, fruttato e con frequenti sfumature erbacee, in grado di affinare con ottimi risultati sviluppando sentori di cuoio e sottobosco.

Più limitata è la diffusione degli altri vitigni autoctoni a bacca nera.
Il vien de Nus (2%), la cui esuberante produttività va tenuta a freno con un severo lavoro in vigna, matura piuttosto tardivamente, in ottobre, e offre vini rossi dotati di grande densità cromatica, vinosi e con intense sfumature di frutti a bacca rossa, morbidi e da godere in gioventù.

Interessanti ma marginali sono il cornalin o corniola – humagne rouge nel vicino Vallese – che dà vini lievemente speziati e di media acidità, tannici e adatti all’invecchiamento, e il mayolet che tende a esprimersi in vini avvolgenti, caldi e di limitata acidità e, per questo, è spesso coltivato in posizioni meno soleggiate, utilizzato in prevalenza come complemento del petit rouge.

Esigente in fatto di esposizione luminosa e di altitudine non troppo elevata, il raro vuillermin è protagonista negli ultimi anni di selezioni massali realizzate dall’Institut Agricole Régional. In genere utilizzato in uvaggio, è potenzialmente completo per corredo aromatico, struttura e versatilità in abbinamento.

Naturalmente non mancano i vitigni internazionali: il più diffuso è il pinot nero (10%), seconda varietà a bacca nera coltivata in regione, declinato sia in versioni immediate e fruttate sia più strutturate e adatte all’evoluzione in legno. Seguono gamay, merlot e syrah, quest’ultimo particolarmente a suo agio nei terreni della Valle Centrale.

Tra i vitigni internazionali a bacca bianca il più coltivato è lo chardonnay (9%), che anche nel cuore delle Alpi raggiunge livelli di eccellenza, ma è significativa anche la presenza di müller thurgau (7%), che dà vini freschi e fragranti, floreali e fruttati e soprattutto di pinot grigio (5%), a Nus tradizionalmente chiamato malvoisie, dal quale sono elaborati interessanti passiti. Episodica è invece la coltivazione di traminer aromatico e pinot bianco.

Vitigno autoctono valdostano a bacca bianca è il prié blanc (10%). Coltivato a pergola bassa, resiste benissimo alla rigidità del clima alpino ed è quindi protagonista nella parte più alta della Valle d’Aosta, a Morgex, dove le vigne superano i 1200 metri, soglia estrema della viticoltura europea. Qui la fillossera non sopravvive e quindi si possono incontrare numerosi ceppi impiantati a piede franco. Il ciclo vegetativo è molto breve: germoglia tardi per sfuggire alle gelate primaverili e matura presto, perché la vendemmia deve anticipare le prime nevi autunnali. Il prié blanc è un vitigno versatile, che ultimamente ha dato interessanti risultati nella produzione di spumanti metodo Classico e dolcissimi Icewine, nei quali trasferisce tutta la sua freschezza e sapidità.

L’emergente petite arvine (8%) ha sconfinato dal contiguo Vallese e dà ottimi vini bianchi, minerali, freschi e longevi, in genere vinificati in acciaio, che dopo alcuni anni in botiglia esprimono intensi profumi di agrumi dolci e miele e colpiscono per la lunga persistenza fresco-sapida.

Un vitigno autoctono molto originale è il prêmetta o prié rouge o neblou, uva a bacca grigia che ad Aymavilles, Chambave e Saint-Denis è elaborata per produrre vini delicatamente rosati con lievi toni aranciati già in gioventù, speziati e appena freschi, ai quali una lievissima tannicità conferisce discrete doti di evoluzione.

Una citazione a parte meritano il nebbiolo e il moscato bianco, trasmigrati dal vicino Piemonte.

In Valle d’Aosta il nebbiolo (5%) è chiamato picoutener o picotendro, a indicare un grappolo con peduncolo tenero e sottile, e ai consueti caratteri di complessita, struttura e tannicità che favoriscono la longevità, associa spiccate acidità e sapidita.

Il moscato bianco (7%), con la sua ricca aromaticità e un’accentuata acidità montana, rappresenta da sempre una delle eccellenze vinicole valdostane, tradizionalmente vinificato secco o dopo appassimento, quando dà vita a straordinari vini da dessert.

Di seguito troverai alcuni dei Vitigni piu famosi per la regione Valle d’Aosta

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Muscat de Chambave

Il vitigno denominato Muscat de Chambave rappresenta un sinonimo per per i vitigni Moscato bianco. Clicca sul nome dei vitigni per accedere alla scheda completa […]

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Vuillermin

Il vitigno Vuillermin, dopo avere rischiato l’estinzione,  viene attualmente coltivato in maniera sporadica e quasi esclusivamente nei Comuni di Chambave e Chatillon in provincia di Aosta. Questo […]

Denominazioni

Di seguito troverai alcune delle Denominazioni piu famose per la regione Valle d’Aosta

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Valle d’Aosta DOC sottozona Chambave

La denominazione Valle d’Aosta DOC sottozona Chambave rappresenta una delle più importanti aree vitivinicole della regione Valle d’Aosta. La denominazione Valle d’Aosta DOC sottozona Chambave include le province di Aosta […]

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La denominazione Valle d’Aosta DOC sottozona Donnas rappresenta una delle più importanti aree vitivinicole della regione Valle d’Aosta. La denominazione Valle d’Aosta DOC sottozona Donnas include le province di Aosta […]

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La denominazione Valle d’Aosta DOC sottozona Nus rappresenta una delle più importanti aree vitivinicole della regione Valle d’Aosta. La denominazione Valle d’Aosta DOC sottozona Nus include le province di Aosta […]

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Valle d’Aosta DOC sottozona Torrette

La denominazione Valle d’Aosta DOC sottozona Torrette rappresenta una delle più importanti aree vitivinicole della regione Valle d’Aosta. La denominazione Valle d’Aosta DOC sottozona Torrette include le province di Aosta […]

Produttori

Di seguito troverai alcuni dei Produttori piu famosi per la regione Valle d’Aosta

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Pavese Ermes

L’azienda Pavese Ermes è un produttore di vini del comune di Morgex, in provincia di Aosta, nella regione Valle d’Aosta. Nella Guida vini di Impeto […]

Vini

Di seguito troverai alcuni dei Vini piu famosi per la regione Valle d’Aosta

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