Marche

Le Origini

Terra e mare, rocche medievali e castelli, colline morbide e scorci mozzafiato. Su tutto, l’ombra imponente del Conero, un promontorio spettacolare che divide le Marche sotto il profilo geografico e vitivinicolo: nella parte settentrionale si fa sentire l’influenza romagnola, in quella meridionale si inizia a respirare l’atmosfera abruzzese.

Nel 1998, durante gli scavi archeologici di Villa Clara a Matelica, sono stati rinvenuti vinaccioli all’interno di un vaso vinario nella tomba di un guerriero. Secondo le analisi al carbonio 14, questi vinaccioli sarebbero risalenti all’VIII secolo a. C. e sono quindi la dimostrazione storico-scientifica che in quel periodo, nel territorio marchigiano, era già attiva la coltura della vite da parte delle prime tribù piceno-sannitiche insediatesi in loco. Tale testimonianza dimostra che in questa regione la vite anticipa di circa quattro secoli l’arrivo dei Dori siracusani che fondarono la città di Ankòn (Ancona).

La svolta nel vigneto marchigiano si verificò negli anni ’80, quando i produttori e la Regione capirono che per emergere nel panorama nazionale e internazionale si doveva puntare sui vitigni autoctoni. E grazie a tante piccole e medie aziende si sono raggiunti traguardi impensabili. Oltre alla qualità e alla personalità dei vini, si è puntato sul mantenimento di un ottimo rapporto qualità/prezzo, che ha permesso ai vini marchigiani di essere apprezzati anche oltreoceano. Tutto questo è successo nonostante la mentalità feudale dei marchigiani e il grande frazionamento delle aziende, che in futuro dovranno lasciare spazio a un nuovo approccio dei mercati, più moderno e mirato a un nuovo winestyle più vincente.

La Regione Marche e i Consorzi, in particolare l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini e il Consorzio dei Vini Piceni,  stanno facendo molto per favorire gli investimenti e valorizzare il brand Marche, come ha dimostrato in passato l’idea di proporre Dustin Hoffman come testimonial.

Negli ultimi anni la vitivinicoltura delle Marche ha vissuto un grande sviluppo e sono stati rinnovati molti ettari di vigneto, nei quali i moderni impianti predisposti per la meccanizzazione hanno visto una maggiore diffusione dei vitigni autoctoni, mantenendo in equilibrio le varietà a bacca bianca e nera.

La gastronomia marchigiana si presenta poliedrica e interessante, con la particolare cucina orto-mare dei contadini-pescatori che propone piatti come la razza con i peperoni, le seppie con i piselli e il polpo con le patate. Al momento dell’antipasto, qualche fettina del pregiato prosciutto crudo di Carpegna si esalta con un fresco Bianchello del Metauro e le gustose olive all’ascolana con un Falerio dei Colli Ascolani. Gli esili maccheroncini di Campofilone in brodo di cappone con tartufo bianco del Montefeltro si abbinano con un sorso di Verdicchio di Matelica, mentre i cascioni con scaglie di formaggio di fossa con un Verdicchio dei Castelli di Jesi. La pasticciata pesarese, a base di carne bovina di razza marchigiana, è da provare con il Colli Pesaresi Sangiovese, le pappardelle al sugo di lepre e i vincisgrassi con il Rosso Conero e l’oca arrosto e il pollo in potacchio sono perfetti con il Lacrima di Morro d’Alba. E un sorso di Offida Pecorino si sposa molto bene con il brodetto alla sambenedettese.

A fine pasto non può mancare una fetta di frustingo o bostrengo, a base di pane o riso in ammollo, con mele, fichi secchi, noci, mandorle e un velo di cacao, in abbinamento con una Vernaccia di Serrapetrona Dolce.

Il clima ed il territorio

Nelle Marche il territorio é occupato in gran parte dalle colline, che rappresentano l’85% della superficie, lasciandone alla pianura il 10% e alle montagne solo il 5%.

Il clima risente molto della presenza degli Appennini e del Mare Adriatico e i vari terroir consentono alle diverse varietà di uve di esprimere tutta l’originalità del proprio carattere.
I suoli poggiano su un substrato prevalentemente calcareo e determinano un adeguato arricchimento in minerali, che spesso si traducono nella buona sapidità dei vini di questa regione. Inoltre, spesso, permettono un certo ritardo nella maturazione delle uve, verso la metà di ottobre, utile per la produzione di vini di buona struttura.

Sulle colline il clima è subcontinentale, con terreni compatti e ricchi di sostanze organiche, dove si trovano a proprio agio soprattutto biancame, aleatico e sangiovese, mentre diventa continentale nell’entroterra, dove il verdicchio e il lacrima trovano un ottimo habitat soprattutto in terreni ricchi di marne, limi e calcare.

Sulla costa il clima è mediterraneo e risente delle piacevoli brezze marine e dell’effetto mitigatore del Mare Adriatico.
Qui i suoli sono ricchi di sedimenti marini e il montepulciano trova le condizioni per esprimersi al meglio.

Zone vitivinicole

Le Marche, un nome al plurale non casuale per questa regione in cui, arrivando dalla Romagna, si incontrano la Marca Pesarese e quella Anconetana, la Marca Maceratese e quella Ascolana, con specifiche peculiarità vitivinicole.

Nella Marca Pesarese l’influenza romagnola è evidente nell’ampia diffusione del sangiovese, che qui si esprime soprattutto in vini fragranti, mentre tra i vitigni a bacca bianca prevale il biancame.

In molti comuni del Basso e Medio Metauro si produce il Bianchello del Metauro DOC, a base di biancame con un po’ di malvasia bianca lunga, un vino con profumi sottili e fragranti, freschezza e struttura moderata, che si adatta bene anche alla produzione di spumanti metodo Martinotti. Un vino ottimo con gli spaghetti con le vongole.

Nei Colli Pesaresi DOC è diffuso il trebbiano toscano, ma soprattutto il sangiovese trova un habitat ideale dalle rive del Foglia fin sopra Urbino e ancora fino alle colline di fronte a Pesaro, dove da tempo si esprime con buona complessità e struttura, tanto da essere già apprezzato dal buongustaio Gioacchino Rossini.

Nelle due piccole sottozone Focara e Roncaglia, il pinot nero, importato già ai tempi della dominazione napoleonica, si è ritagliato una piccola area di elezione nella quale raggiunge ottimi livelli qualitativi, soprattutto nella prima, con profumi di ribes nero e spezie, sapidità ed eleganza. Un vino perfetto con un filetto di marchigiana al pepe rosa.

Al centro della regione si trova la Marca Anconetana, caratterizzata da una ricca varietà di uve tradizionali, come montepulciano, verdicchio e lacrima, elaborate con tecnologie moderne che danno vini in crescita qualitativa.

Il promontorio verdeggiante del Conero è il simbolo delle Marche, da sempre terra di vigneti. Il montepulciano ne è l’anima, con vini che in gioventù offrono profumi di prugna e marasca, fiori rossi e discreta struttura.

Il Conero DOCG è inequivocabilmente la sua migliore espressione, prodotto con le uve dei vigneti meglio esposti che guardano verso il mare. Il colore rosso rubino è particolarmente concentrato anche dopo un adeguato invecchiamento, il profumo è complesso, con sentori di confetture e marasca sotto spirito, spezie e note balsamiche, la struttura è ben disegnata con tannini perfettamente integrati, tutte doti che creano un ottimo abbinamento con i tordi allo spiedo al profumo di ginepro.

Lasciando il mare e procedendo verso l’entroterra, si incontra Morro d’Alba, le colline si addolciscono e godono della migliore esposizione, con terreni calcarei e argillosi su un substrato roccioso, che danno ai vini colori vivaci e profumi di buona intensità, esaltando la piacevole aromaticità del lacrima. Negli ultimi vent’anni la produzione di questo vitigno è aumentata molto rapidamente, toccando i duccento ettari vitati ed entrando tra le maggiori realtà produttive della regione. Il Lacrima di Morro d’Alba DOC é da gustare in gioventù, quando il suo profumo è un’esplosione di piccoli frutti rossi e rose e il gusto è succoso e fruttato, con discreta sapidità e struttura, che lo rendono ideale con tagliatelle al sugo di rigaglie di pollo.

Il Passito, a volte eccellente, libera note di spezie dolci e confetture ed é perfetto con una torta alle amarene o alle prugne.

Si arriva così nella zona dei Castelli di Jesi, in cui il verdicchio ha trovato un ambiente ideale e da tempo dà un vino che ha reso le Marche famose in tutto il mondo, anche se in origine si puntava più sulla quantità che non sulla specificità del vitigno.

Jesi e Matelica: un sorso di marchigianità

Il verdicchio è coltivato nelle Marche da lungo tempo, ma la sua fama non si estese al di fuori dell’ambito locale fino agli anni ’50, quando una nota azienda di Castelplanio commercializzò il Verdicchio dei Castelli di Jesi in una bottiglia a forma di anfora di colore verde, ideata dall’architetto Antonio Maiocchi e ispirata agli antichi contenitori etruschi.
Il vino divenne famoso in Italia e all’estero, ma la grande qualità arrivò solo a partire dagli anni ’70, quando alcuni produttori puntarono sull’originalità di questo vitigno.

Jesi e Matelica: il vitigno è lo stesso, il verdicchio bianco, ma i cloni sono diversi.
Inoltre, diversa latitudine e altitudine offrono alle uve e quindi ai vini caratteri differenti: più elegante e fresco il Verdicchio dei Castelli di Jesi, più strutturato, sapido e morbido il Verdicchio di Matelica. Un’altra differenza tra i due vini è legata ai numeri. Gli ettari vitati e le quantità di uve destinate alla produzione del Verdicchio di Matelica sono circa il 10% rispetto a quelli del Verdicchio dei Castelli di Jesi, che occupa 2775 ettari ed è ottenuto da circa 25.000 tonnellate di uve.

Il Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC ha la sua zona di elezione nella Vallesina, che abbraccia questa piccola città cinta da belle mura e splendidi monumenti, e può essere definito un vino che sente il mare, perché questa valle riceve le fresche brezze marine. Il Verdicchio dei Castelli di Jesi è dotato di un particolare colore verde-oro, è fruttato e floreale con sentori di pesca e mandorla, morbido e fresco, mentre il Classico e il Superiore presentano doti un po’ più accentuate. Se il vino riposa in legno acquisisce morbidezza e complessità, fino ad arrivare all’insuperabile Castelli di Jesi Verdicchio Riserva DOCG, che racconta un territorio unico, con colline che degradano verso il Mare Adriatico, punteggiate di castelli austeri. Il colore assume tonalità calde, i sentori sono prevalentemente vegetali, balsamici e iodati su uno sfondo speziato, la freschezza è vivace e lascia prevedere una buona longevità.

Un grande vino bianco, che può reggere anche dieci anni di invecchiamento, perfetto con lo stoccafisso all’anconetana.

Non solo, perché oltre a eleganti Spumanti Metodo Classico, in questa denominazione si producono ottimi Passiti, con note di miele, albicocca essiccata e spezie dolci, da provare con frutta caramellata con granella di nocciole.

Il Verdicchio di Matelica DOC è prodotto in un territorio delimitato nella Val Camerina, parallela al mare e con forti escursioni termiche stagionali e giornaliere, che protegge i vigneti dai venti più freddi; tutto questo porta a definirlo un vino di montagna, che non vede il mare.

Matelica è una antica città di origine umbra, che nel Medio Evo visse lotte implacabili tra famiglie guelfe e ghibelline, immersa in un paesaggio con castelli e fortezze disegnate da Francesco di Giorgio Martini, veri monumenti alla bellezza. In questa zona il verdicchio soffre un po’ le difficoltà climatiche nel periodo freddo; la vite sviluppa poche gemme per ceppo che, nell’epoca della maturazione, danno pochi grappoli nei quali si concentrano tutte le sostanze estrattive che offriranno, fino a ottobre, ricchezza e mineralità. In gioventù, il Verdicchio di Matelica esprime note floreali e fruttate fragranti, con sentori di mandorla amara e ginestra, ed è perfetto con il risotto ai funghi porcini.

Il Verdicchio di Matelica Riserva DOCG, la punta di diamante della denominazione, mette in luce una splendida tonalità giallo oro, eleganti profumi minerali con ricordi di anice e mandorla dolce, un assaggio morbido e caldo, fresco e sapido, capace di sfidare il tempo e in grado di abbinarsi molto bene con chiocciole di terra fritte o formaggi di capra a crosta fiorita.

Superata la Marca Anconetana si arriva nella Marca Maceratese e a Matelica, dove si incontrano alcune splendide espressioni di verdicchio.

Nell’entroterra preappenninico di Macerata si trova il territorio di Serrapetrona, un piccolo areale situato oltre i 500 metri, intorno al castello e alla cinta muraria di Serrapetrona, dove la vernaccia nera esprime le sue migliori doti di fragrante aromaticità e un assaggio fruttato e succoso.

La Vernaccia di Serrapetrona Spumante DOCG è la perla della zona, con poche migliaia di bottiglie rese ancora più affascinanti dal particolare processo di vinificazione. Oltre la metà dei grappoli destinati alla produzione sono appesi per l’appassimento fino a fine novembre quando, dopo la pigiatura, danno un mosto da aggiungere al vino prodotto verso la metà di ottobre da uve non appassite. In questo modo si innesca una seconda fermentazione dalla quale si ottiene un vino che, successivamente, sarà sottoposto alla spumantizzazione con il metodo Martinotti. In totale tre fermentazioni: un vino unico!

Il colore di questo vino così originale è rosso rubino con lievissimi riflessi granato e spuma rosea, il profumo libera deliziosi sentori vinosi e di viole, frutti di bosco e muschio, il sapore è fresco, dolce e spumeggiante, con tannini abbozzati e finale appena ammandorlato. Il Secco si abbina molto bene con il tipico ciauscolo.

In questa zona si produce anche la denominazione di ricaduta Serrapetrona, con sentori di rosa, visciole e mirtilli su un fondo di spezie dolci, notevole struttura, morbidezza e tannini felpati, da provare, soprattutto dopo una certa evoluzione, con coniglio in umido.

La bellissima campagna maceratese è disegnata da vigne coltivate su colline verdissime esposte verso il mare, con microclimi particolari che offrono finezza ai vini, mentre verso l’interno il paesaggio diventa più aspro, con terreni sabbiosi e argillosi.
Qui la vernaccia nera si esprime nelle due denominazioni San Ginesio e i Terreni di San Severino, nelle quali marca decisamente il profilo olfattivo con sentori che spaziano dalle confetture alle spezie, con un finale brioso, buona struttura e nota pseudocalorica.

I Colli Maceratesi DOC presentano una produzione qualitativamente significativa ma concentrata nei vigneti di poche aziende, suddivisa equamente tra uve a bacca bianca e nera, Il vitigno di punta è il tradizionale maceratino, che regala un bianco con profumi delicati, bella sapidità, freschezza e morbidezza, doti che si abbinano bene con la rana pescatrice alla griglia.

Il Rosso, a base di sangiovese e vernaccia nera, è fruttato e morbido, da proporre con cosciotto al forno di agnello di razza fabrianese.

Si arriva quindi nella Marca Ascolana, molto estesa e la più produttiva di tutta la regione, in cui il Rosso Piceno DOC rappresenta la denominazione più ampia e famosa, prodotta ovunque tranne che nella provincia di Pesaro-Urbino.

In questo vino spicca il carattere del montepulciano, con un tannino irruento appena smorzato dalle doti fruttate del sangiovese. In gioventù è fresco, ma dopo evoluzione offre note speziate e ottima struttura, soprattutto nella versione Superiore, prodotta nel ristretto areale tra San Benedetto del Tronto e Ascoli Piceno, che mette in mostra la grande stoffa del vino rosso mediterraneo per eccellenza. Un vino perfetto con i classici vincisgrassi o delle gustose quaglie bardate con pancetta.

La zona di Offida è cresciuta negli ultimi anni, anche grazie alla rivalutazione del pecorino, per il quale contende il primato all’Abruzzo.

L’Offida Pecorino DOCG rivela profumi di frutta a polpa bianca e fiori gialli, spiccata freschezza, buona mineralità e struttura, doti che lo fanno apprezzare in tutta la regione, soprattutto dai giovani al momento dell’aperitivo.

Altrettanto apprezzato è il vitigno passerina, in particolare per la produzione di spumanti metodo Martinotti, anche questi ottimi come aperitivi o in abbinamento con un’insalata di mare.

Infine, ormai ai confini con l’Abruzzo, la produzione del Falerio dei Colli Ascolani sta subendo alcuni cambiamenti e recuperando consensi da parte dei consumatori, con il trebbiano toscano progressivamente soppiantato da pecorino e passerina. Delicati sentori floreali e spiccata freschezza, con un finale leggermente ammandorlato, lo rendono un vino semplice ma molto piacevole.

Vitigni

Nelle Marche, la viticoltura occupa 17.563 ettari disposti soprattutto in collina e la produzione nel 2013 è stata di circa 1.039.000 ettolitri di vino, suddivisi in 55% rossi e 45% bianchi, con il 39.5% di vini DOP e il 24.5% IGP.

I sistemi di allevamento della vite più diffusi sono il guyot e il cordone speronato.

I vitigni a bacca nera occupano poco più della metà del vigneto marchigiano, grazie soprattutto a sangiovese e montepulciano, mentre tra quelli a bacca bianca i più coltivati sono il trebbiano e il verdicchio.

Il verdicchio bianco è l’alfiere del vigneto marchigiano (15%), anche se il vitigno a bacca bianca più diffuso è il trebbiano toscano. Coltivato negli areali dei Castelli di Jesi e di Matelica, arriva a maturazione anche verso la metà di ottobre e dà i migliori risultati in terreni prevalentemente argillosi, con allevamento a guyot. Le note olfattive si differenziano in funzione del terroir e spaziano da sentori di ginestra e fiori di acacia nel Verdicchio dei Castelli di Jesi, che esprime anche ottima sapidità e freschezza, fino a sfumature minerali e di frutta a polpa gialla, dopo evoluzione, in quello di Matelica, più complesso e strutturato.

Il trebbiano toscano (20%) è un vitigno a maturazione tardiva ed è impiegato prevalentemente in uvaggi, ai quali offre struttura e profumi delicati, freschezza e leggera sapidità.

Malvasia bianca di Candia e malvasia bianca lunga (4%), presenti da sempre nelle Marche, offrono una sfumata e gradevole aromaticità, con note di pesca bianca e frutta esotica.

Il biancame (2%) è un vitigno antico, molto vigoroso e abbastanza produttivo, che oggi dà vini freschi e dotati di piacevole sapidità, in decisa ascesa sia qualitativa sia quantitativa.

Forse di origine greca, il maceratino o ribona è uno dei vitigni migliori dell’area maceratese, con maturazione medio-tardiva. I vini liberano delicate note di fiori di campo, con doti di ottima freschezza, sapidità e un piacevole tenore alcolico, che li rendono adatti anche ad un moderato invecchiamento.

Il pecorino è un vitigno a maturazione precoce di probabile origine locale, che dà vini con profumi di frutta matura, spezie e spiccata mineralità dopo evoluzione, grande freschezza e decisa nota alcolica. L’intrigante nota salina e ammandorlata nel finale è condivisa con la passerina, che offre fini sentori di fiori bianchi, discreta struttura e ottima freschezza, caratteri che la rendono adatta alla produzione di buoni spumanti metodo Martinotti.

Tra i vitigni a bacca nera spicca il sangiovese, diffuso in tutta la regione e nelle confinanti Toscana e Romagna, oltre al montepulciano, che invece domina incontrastato il vigneto abruzzese.

Il sangiovese (35%) regala in genere vini dotati di colori poco intensi, con sentori speziati e tostati, fiori appassiti e cuoio, con una tannicità moderata che determina buona struttura e facile apprezzamento.

Il montepulciano (10%) è diffuso nella parte centro-meridionale della regione, dove rientra nelle denominazioni più importanti. Vitigno a maturazione tardiva, dà vini con unprofumo declinato su note fruttate o speziate più o meno intense secondo i terroir e l’evoluzione.

Il lacrima (5%) è un vitigno a maturazione medio-precoce, si adatta bene ai terreni leggeri ma stenta in quelli decisamente argillosi, e la sua diffusione è quasi completamente concentrata nella zona di Morro d’Alba. Il vino è dotato di un colore violaceo, profumi di viola e rosa, fragola e sottobosco, bella freschezza e struttura moderata, con finale speziato e tannini un po’ aspri in gioventù che si levigano con l’evoluzione.

In un fazzoletto di terra intorno a Serrapetrona si coltiva la vernaccia nera, vitigno a maturazione tardiva con piccoli acini serrati con buccia dura, che offre note speziate e di frutti a bacca nera e, soprattutto, è impiegata perelaborare un vino unico al mondo, uno spumante frutto di tre successive fermentazioni.

L’aleatico, qui chiamato vernaccia di Pergola, è un vitigno a maturazione medio-tardiva che, secondo Dalmasso, potrebbe essere una mutazione del moscato, del quale ricorda un po’ l’aromaticità, con note di rosa e coriandolo e un finale fresco, leggermente sapido e speziato.

Di seguito troverai alcuni dei Vitigni piu famosi per la regione Marche

Denominazioni

Di seguito troverai alcune delle Denominazioni piu famose per la regione Marche

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Colli Pesaresi DOC

L’area geografica della denominazione Colli Pesaresi DOC ricade nella provincia di Pesaro – Urbino ed è relativa a 37 comuni compresi nel Montefeltro, nei bacini […]

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Conero DOCG

La denominazione di origine Conero DOCG è riservata i vini prodotti con uve dei vitigni Montepulciano per min.85% e Sangiovese per max.15%. La zona di produzione […]

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Lacrima di Morro d’Alba DOC

La zona geografica della denominazione Lacrima di Morro d’Alba DOC comprende l’intera area amministrativa dei Comuni di Morro d’Alba, Monte S. Vito, S. Marcello, Belvedere […]

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Offida DOCG

Le tipologie di vino previste dalla denominazione Offida DOCG sono: Offida rosso DOCG, Offida Passerina DOCG e Offida Pecorino DOCG, quest’ultime due entrambe bianche. I vini […]

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Rosso Conero DOC

Il riferimento geografico per la DOC Rosso Conero è il promontorio del Monte Conero che si erge sul mare Adriatico e le colline che discendono […]

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Vernaccia di Serrapetrona DOCG

La denominazione Vernaccia di Serrapetrona DOCG è riservata al vino spumante ottenuto da uve del vitigno Vernaccia nera per almeno l’85%; la restante quantità potrà essere […]

Produttori

Di seguito troverai alcuni dei Produttori piu famosi per la regione Marche

Vini

Di seguito troverai alcuni dei Vini piu famosi per la regione Marche

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