Trentino-Alto Adige

Le Origini

Geograficamente parlando, il Trentino Alto Adige è identificata come un’unica regione dell’Italia settentrionale ma a livello vitivinicolo descriveremo due territori distintinti fra Trentino e Alto Adige:

La Marmolada, le Dolomiti di Brenta e la Paganella sono solo alcuni degli splendidi scenari che si aprono a incorniciare laghetti alpini, valli verdeggianti e altopiani ondulati, tra distese di pino mugo, faggeti, abetaie, boschi di larici e immense coltivazioni di meli. E si arriva al Lago di Garda, il più grande d’Italia, con le sue acque verdi punteggiate dalle vele colorate di tanti windsurf. I contorni del Trentino sembrano disegnare una foglia di vite, un presagio positivo della viticoltura praticata con successo da secoli. Già nel 1905 Cesare Battisti lo definiva

il più bel giardino vitato d’Europa

ma una data fondamentale per la valorizzazione della vocazione vitivinicola del comprensorio è il 1874, anno di fondazione dell’Istituto di San Michele all’Adige, una delle prime scuole agrarie dotate di una stazione sperimentale di enologia, oggi tra i più qualificati atenei in Europa.

Nel corso del XX secolo l’incessante impegno delle cooperative ha dato grande impulso alla produzione, raccogliendo le uve dei soci, proprietari di esigui fazzoletti di terra, e provvedendo alle pratiche di cantina, senza impedire ad alcuni produttori di emergere per la qualità e l’originalità dei propri vini.

Nel 1902 Giulio Ferrari propose il primo spumante con rifermentazione in bottiglia della regione, che faceva ancora parte del territorio austriaco. Il successo fu immediato, tanto che all’ Esposizione Internazionale di Milano del 1906 il suo Grand Crémant Impérial Maximum Sec fu insignito della Medaglia d’oro. Ed è proprio lo spumante metodo classico il simbolo dell’enologia trentina, claborato principalmente da chardonnay, con una produzione di qualità che rappresenta il 35% circa del totale nazionale.

Il vigneto trentino è dominato dai vitigni a bacca bianca, affiancati da varietà tradizionali a bacca nera, come il teroldego, il marzemino e l’enantio, oltre che da schiava, lagrein e kerner, che in Alto Adige assumono un ruolo ancora più rilevante.

A proposito di spumanti briosi e fragranti, un Trento Metodo Classico può offrire un valido abbinamento con salumi tipici come la mortandela, la ciuiga con le rape o la carne salada servita con fagioli bolliti, o ancora speck e würstel, specialità condivise con il vicino Alto Adige e di chiara influenza mitteleuropea.

Canederli, palle di pane in brodo o asciutti, cazoncei, strangolapreti aglispinaci e panada sono da provare con un profumato Trentino Superiore Marzemino Isera, mentre un salmerino al dragoncello è ottimo con uno squisito Moscato giallo.

Mandrie di bovini, approfittando di foraggi ricchi di erbe e piante officinali, danno un latte carico di aromi che si ritrovano in formaggi come il puzzone di Moena, il trentingrana, la spressa delle Giudicarie e il vèzzena, da gustare con un bicchiere di Teroldego Rotaliano di buona evoluzione, ideale anche con il tonco del pontesel o con le salamelle alla brace con la polenta di Storo.

Fiadoni alla trentina, basini de Trent, pinza trentina, a base di pane e fichi secchi, e rosada di mandorle sono perfetti con un sorso di Trentino Vino Santo.
E chiacchierando davanti a un camino acceso, non può mancare un assaggio di una preziosa Grappa o di un’Acquavite di frutta, prodotti di una fiorente attività di distillazione.

L Alto Adige è composto da fitti boschi e pascoli impreziositi da castelli, piccole chiese con campanili a cipolla e paesi di case con le facciate dipinte, che portano a chiedersi se si sia già superato il confine italo-austriaco, perché si respira un’atmosfera che riconduce ai fasti dell’Impero Austroungarico o a quella più semplice di variopinti mercatini di Natale, al profumo dello strudel appena sfornato e dei biscotti speziati e al sapore della sacher torte.

Nell’antichità queste terre erano abitate dai Reti, popolazione di origine etrusca. All’arrivo dei Romani, sotto Augusto, i conquistatori trovarono una popolazione già avvezza alle pratiche vitivinicole; Catone il Censore, non a caso, aveva scritto del Retico come di un ottimo vino.

Durante il Medio Evo, il vino altoatesino raggiungeva i monasteri di Baviera e di Svevia, proprietari di tenute vitivinicole nella regione, e successivamente, con l’impianto di nuovi vitigni, fu dato ulteriore impulso alla viticoltura nel corso della dominazione austroungarica.

Nel 1893 fu fondata la prima Cantina sociale ad Andriano e ancora oggi, accanto ad alcune aziende private di altissimo livello, la produzione altoatesina si basa sull’attività di Cooperative che, contrariamente a quanto spesso accade, si dedicano a produzioni di vini di grande qualita, con una cura minuziosa in vigna e in cantina.
Nel 1896 si inaugurò anche la prima Mostra dei Vini di Bolzano, un evento di divulgazione vitivinicola ancora oggi di grande attualità.

Portabandiera dell’Alto Adige sono tre vitigni autoctoni, schiava, lagrein e gewürztraminer, ma il patrimonio ampelografico comprende una ventina di altre varietà, molte a bacca bianca e profumatissime, spesso vinificate in acciaio per mantenere intatta la loro splendida fragranza. Anche se non mancano alcune sontuose versioni di Chardonnay e Sauvignon vinificati in legno.

Tra i vitigni a bacca nera spicca il pinot nero, sempre elegante e qui dotato di un’ottima struttura, oltre al più potente lagrein, mentre dalla metà del XIX secolo sono presenti anche le tre varietà bordolesi, che si esprimono con eccellenti risultati.

Tra la Bassa Atesina e l’Oltradige si snoda l’incantevole Strada del vino, fondata nel 1964, uno dei percorsi più antichi dedicati al vino in Italia, che da Nalles, attraverso la pianura che si estende a sud di Bolzano, giunge a Salorno, lungo il quale si trova l’84% dei vigneti altoatesini. Tra pendii ripidi e paesini colorati, fontane e balconi ricolmi di fiori, cantine e stube accoglienti in cui consumare invitanti spuntini, si susseguono i territori di 16 comuni, sei dei quali: Cortina, Magrė, Cortaccia, Termeno, Caldaro e Appiano, associano alla denominazione comunale la dicitura sulla Strada del vino. Un percorso affascinante, soprattutto se interrotto dalla sosta in alcune cantine per assaggiare qualche vino delizioso e, sotto la guida del vignaiolo, visitare una realtà indimenticabile.

Gli splendidi vini altoatesini creano abbinamenti ideali con i piatti locali, che risentono degli influssi della tradizione gastronomica mitteleuropea, evidenti nei tipici antipasti caldi come tirtlen, frittelle con crauti o patate, gnocchi al formaggio grigio e asparagi alla bolzanina. E soprattutto negli knödel o canederli, nelle zuppe di vino, di gulasch e all’agro con la trippa, nei Würstel di carne suina e bovina, tutti perfetti con un Lagrein Kretzer, mentre il gröstl, spezzatino con patate e cipolle, lo schmorbraten, un ricco brasato di manzo e il camoscio alla tirolese si abbinano bene con un Lagrein Dunkel. Cetriolini e crauti, ottenuti da cavolo cappuccio tagliato a strisciolinee aromatizzato, accompagnano qualche fettina di speck, ricavato da cosce di suino leggermente affumicate, stagionate con spezie ed erbe aromatiche, con cui sgranocchiare qualche pezzetto di Schüttelbrot, uan schiacciata di segale che rimane croccante per mesi e gustare un sorso di Santa Maddalena a base di schiava.
Non mancano piatti di pesce, come le trote all’agro, al forno o affumicate, e gröstl di baccalà, da assaggiare con un elegante Pinot bianco di discreta evoluzione.

E tra i formaggi, lo stelvio o stilfser è perfetto con un Cabernet sauvignon di buon invecchiamento.

Deliziosi lamponi e mirtilli, fragoline di bosco, pere e fragole, ciliegie e susine colorano molti dessert, ma il ruolo principale spetta di diritto alle mele, che si ritrovano nella farcitura degli Strudel, talvolta arricchiti con semi di papavero e ricotta, piacevoli con un Moscato giallo Passito.

Zelten, preparazione natalizia ricca di frutta secca, apfelkiechl (ciambelle di mele fritte) krapfen e tanti biscottini speziati alla cannella e allo zenzero,
creano ottimi abbinamenti con un intenso, morbido e profumato Gewürztraminer Vendemmia tardiva.

Il clima ed il territorio

Prevalentemente montuoso e collinare, il Trentino presenta un clima con caratteri molto diversi. Intorno al Lago di Garda, circondato da olivi, piante di kiwi e di limoni, il clima mediterraneo favorisce lo sviluppo, su tutti, di chardonnay e merlot, mentre sui ghiacciai eterni dell’Adamello e del gruppo Ortles-Cevedale il clima è decisamente alpino.

La gran parte del territorio trentino si trova in un’area di passaggio tra il clima alpino e quello più temperato delle Prealpi venete, con condizioni non troppo umide d’inverno ed estati miti, come in Vallagarina e nella Valle dell’Adige, caratterizzate da terreni calcarei di natura dolomitica.

Nella Piana Rotaliana, il suolo ricco di ghiaia e ciottoli, formati dai detriti alluvionali del Noce, e il clima subcontinentale favoriscono la struttura e la longevità del Teroldego.

Nella Valle dei Laghi, i benefici influssi provenienti dall’area benacense rendono le temperature più moderate e i soffi del peler e dell’ora concorrono a mitigare i rigori dell’inverno e l’afa estiva, oltre ad asciugare le uve distese sui graticci nelle fruttaie per la produzione del famoso Vino Santo a base di nosiola.

In Valle di Cembra, i terreni dotati di buon drenaggio sono ben esposti ai raggi del sole e il clima è tipicamente alpino, con forti escursioni termiche tra il giorno e la notte, fattori che creano le condizioni ottimali per la formazione di una decisa acidità e di un intenso corredo aromatico delle uve, soprattutto del müller thurgau.

Le precipitazioni sono sempre abbondanti, più copiose ad alta quota, ma distribuite in modo abbastanza uniforme nel corso dell’anno.

In Alto Adige il territorio è prevalentemente montuoso, ma il vigneto ha saputo ritagliarsi piccoli spazi di grande vocazione. Il tratto più produttivo del vigneto altoatesino si incunea in Trentino e assume una forma a y lungo il corso dell’Adige, can il braccio orientale che segue il letto dell’Isarco.

Il clima tipicamente di montagna, caratterizzato da estati fresche e inverni rigidi, ma soprattutto da forti escursioni termiche giornaliere, in estate crea le condizioni ideali per uno straordinario arricchimento degli aromi negli acini delle uve. A favorire lo sviluppo della vite contribuiscono le Alpi, che a settentrione creano una barriera naturale a protezione dai venti gelidi del nord, le quasi 2000 ore di sole l’anno, le precipitazioni frequenti ma di moderata entità e lo spirare del föhn.

I terreni sono in prevalenza di origine calcarea e porfirica, leggeri e permeabili, formatisi dopo il ritiro dei ghiacciai, con fondovalle per lo più pianeggianti e pietrosi.
La distanza dalle falde acquifere costringe le radici delle viti ad aprirsi a fatica un varco nel suolo più profondo per cercare nutrimento, con conseguenti spiccate note minerali, grande freschezza e basso tenore in tannini.
L’altopiano di Bolzano è costituito da porfido rosso, mentre presso Bressanone affiorano graniti. Unico al mondo è il calcare dolomitico, derivato dallo splendido massiccio delle Dolomiti: grazie alla sua grande permeabilità, che favorisce il drenaggio delle acque, è particolarmente adatto ai vitigni a bacca bianca della Valle Isarco.

Zone vitivinicole

Le due grandi denominazioni Trento e Trentino occupano i vigneti di 72 comuni, in pratica quasi tutta la regione vitivinicola; la prima è interamente dedicata alla produzione di grandi spumanti metodo Classico, la seconda è più sfaccettata e offre un panorama vitivinicolo ampio, sempre di ottimo livello, con diverse sottozone e specifiche aree di produzione.

Salendo dal confine con la provincia di Verona, i filari allineati di chardonnay modellano il paesaggio, ricoprendo i declivi dell’intera Valle dell’Adige. Le uve crescono in condizioni climatiche ideali, esposte alle decise escursioni termiche tra il giorno e la notte e al vento che evita lo sviluppo di muffe.

Nella Vallagarina, da Borgetto, al confine con il Veronese, a Besenello, sotto Trento, il marzemino gentile esprime il meglio di sé, presentandosi più fine e delicato sulle colline basaltiche di Isera, più strutturato nei terreni ricchi di argilla della zona dei Ziresi, a Volano, entrambe sottozone dell’estesa denominazione Trentino. I vini liberano sentori di viola e di ciliegia, sono dotati di tannino delicato, non si prestano a lunghi invecchiamenti.
Tra il Monte Baldo e la Lessinia, nei terreni sabbiosi della cosiddetta Terradeiforti, è coltivato l’enantio, purtroppo oggi sempre meno rappresentato.

Nella parte settentrionale della Vallagarina, nei terreni calcarei di Besenello e Calliano, ideali per una produzione di qualità, il moscato giallo dà vini secchi e liquorosi, oltre alla versione Dolce, che si presenta in una splendida veste dorata, con accenti di albicocche disidratate e cedro candito, crema pasticcera e cioccolato bianco. A Nomi si elaborano ottimi Merlot.

Il comprensorio di Trento alterna ai filari di chardonnay e pinot bianco quelli di merlot, enantio, cabernet e schiava grossa, ma è soprattutto il cuore del Valdadige DOC, da Trento a Roveré della Luna, ad accomunare Trentino e Alto Adige nella cura dedicata alla schiava, nelle varianti grossa, gentile e grigia, che qui offre vini di pronta beva. A Roverė della Luna si producono ottimi Pinot grigio, freschi e di buona sapidità. Nella Valle dei Laghi e lungo l’Adige, si produce anche lo stuzzicante Moscato rosa, deliziosamente aromatico, sublime can millefoglie alle fragole.

Nel Trento DOC, lo chardonnay, accompagnato da minori quantità di pinot bianco, nero e meunier, offre la sua raffinata eleganza a spumanti metodo Classico, che nelle migliori versioni Riserva esprimono una complessità che svolge sentori di noccieta e pane tostato, frutta esotica e fiori, spezie e resina, caramella d’orzo e gesso con una vivida sapidità e un’incredibile persistenza aromatica.

A San Michele all’Adige sono invece più coltivati, riesling, chardonnay, cabernet, pinot nero e merlot, declinati in uno stile internazionale, con ottimi risultati qualitativi.

Tra Mezzocorona, Mezzolombardo e la frazione di Grumo di San Michele all’Adige si distende la piana alluvionale del Noce, culla del vino trentino più famoso, il Teroldego Rotaliano DOC, il cui nome potrebbe derivare dalla particolare pronuncia di Tirolo da parte dei trentini. In passato, del resto, con Tiroler Gold si indicava proprio il vino prodotto da queste uve, che dal Trentino raggiungeva la Corte di Vienna. Dotato di un intenso colore violaceo, questo vino si caratterizza per profumi di frutti di bosco e viole, muschio e tabacco, e per un’incisiva vena tannica che crea un ottimo abbinamento con la lepre in salmì.

In Val di Cembra, da Lavis a Faver, percorsa dal torrente Avisio, la natura e l’uomo hanno gareggiato nel plasmare il panorama, la prima creando le splendide piramidi di Segonzano, il secondo costruendo arditi terrazzamenti a secco. Le temperature decisamente fredde favoriscono in maniera sorprendente müller thurgau, pinot bianco, chardonnay e nosiola, che qui danno vini molto freschi, eleganti e intensamente profumati.

A ovest dell’Adige, gli influssi miti che giungono dal Lago di Garda creano un clima temperato nella Valle del Sarca, punteggiata da castelli e romantici laghetti, come quello di Toblino. Aggrappata alla tipica pergola trentina prospera la nosiola, che dopo il lungo appassimento dei grappoli fino alla Settimana Santa su graticci, le tradizionali arèle, con l’intervento anche della Botrytis Cinerea, dà origine al celebre Vino Santo Trentino DOC. Dopo almeno un paio di anni passati in botti, il vino si presenta con una veste ambrata, denso e con decise note di spezie dolci e arance candite, confetture e amaretto, mele al forno e nocciole. Un vino splendido in abbinamento con una torta di nocciole e crema allo zabaione. E il Vino Santo Superiore, con un affinamento in cantina che spesso si protrae per 8-10 anni, è un grande vino da conversazione. Questo suadente nettare non è da confondere con il più famoso e diffuso Vin Santo toscano, differente per i vitigni impiegati e per la metodologia di produzione, con un appassimento svolto prevalentemente con grappoli appesi.

Altri vitigni coltivati sono merlot, cabernet franc e, tra Calavino e Lasino, soprattutto il müller thurgau, che danno vini rientranti nella denominazione Trentino.

Lungo una direttrice di 70 chilometri, le zone vitivinicole altoatesine si snodano attraverso realtà molto diverse per terreni, microclimi, esposizioni e quote, passando dalle colline soleggiate della Bassa Atesina ai ripidi pendii della Val Venosta, arrivando a lambire i 1000 metri in Valle Isarco, tra scorci alpini di rara suggestione.

In questa piccola regione si trova l’unica denominazione Alto Adige, che occupa pressochẻ tutto il vigneto ed esprime peculiarità diverse nelle varie sottozone. Unica eccezione è la denominazione Lago di Caldaro, concentrata sulla coltivazione della schiava, vitigno che dà i migliori risultati soprattutto nel Caldaro Classico.

La Bassa Atesina è la zona più estesa e più calda. I terreni ricchi di calcare intervallati da depositi di argilla offrono grande struttura ai vini, e l’ottima ventilazione porta a perfetta maturazione il gewürztraminer, di casa a Termeno, dove si ottengono vini dal gusto pieno e morbido. Ma soprattutto
regala straordinari Vendemmia tardiva, vellutati e intensamente profumati di rose appassite e miele, mandarino candito e mango disidratato, cannella e vaniglia, perfetti con una bavarese di rose con salsa alla cannella. Il Pinot nero è dotato di struttura e ottimo equilibrio, in grado di
accompagnare molto bene un carré di agnello al ginepro.

Nell’Oltradige, immersi in panorami impreziositi da castelli, i comuni di Appiano e Caldaro hanno reso celebre, e continuano a farlo soprattutto la schiava. Lungo la bellissima Strada del vino, nel fondovalle, dove il clima è più caldo, sono a dimora vitigni a maturazione tardiva, come il cabernet sauvignon e il merlot, che danno vini morbidi e strutturati da abbinare al cervo con i mirtilli rossi.

Il Pinot bianco e nero, il Gewürztraminer e il Sauvignon migliori si ottengono sulle pendici più alte e con terreni dominati da calcare e porfido, che offrono una vibrante sapidità.

Sui Colli di Bolzano o Bozner Leiten regnano la schiava e il lagrein di Gries, quello più potente.
Al centro, la conca di Bolzano adagiata al sole è la patria della versione più nobile e strutturata della Schiava, più avvolgente e vellutata, ma meno fresca che altrove, che rende celebre la sottozona Santa Maddalena o St. Magdalener, piuttosto calda. Un vino perfetto con il fegato alla veneziana.

La schiava è coltivata con successo anche nel comprensorio di Merano, con la sottozona Meranese di Collina o Meraner, insieme al pinot nero e al merlot. La Schiava che nasce da questi vigneti, impiantati su terreni sabbiosi di fondovalle, è più fresca e fragrante, da provare con cannelloni di ricotta ed erbette; il Pinot nero e il Merlot, ottenuti da vigne con terreni ghiaiosi sui versanti di collina esposti a sud-est, sono più complessi e strutturati, buoni con petto d’anatra e fichi caramellati.

La Valdadige o Etschtaler, interregionale tra le province di Trento, Bolzano e Verona, si distingue per tre località rinomate per il vino. Su tutte Terlano o Terlaner, Nalles e Andriano. Il terreno arido, dove le radici della vite devono scavare a fondo per raggiungere il nutrimento vitale, è all’origine del carattere minerale di straordinari Pinot bianco, Chardonnay e Sauvignon, che talvolta mettono in luce un’incredibile longevità, una complessità strepitosa e un equilibrio che, per alcuni vini, stupisce ancora dopo 10-15 anni di evoluzione, a volte anche di più.

Lungo il corso occidentale dell’Adige, nella sottozona Valle Venosta o Vinschgau, il clima è più secco tra le valli alpine e i meleti contendono spazio ai filari delle viti, che qui struttano terreni magri e sabbiosi, con depositi di scisti e gneiss. Nel tratto confinante con Merano primeggiano Pinot nero di alto profilo, che da Naturno cedono il passo a Riesling di grande eleganza e struttura, in grado di reggere il confronto anche con l’alsaziana choucroute.

La più settentrionale ed estrema tra le zone vitivinicole d’Italia è la Valle Isarco o Eisacktaler, dove i vitigni a bacca bianca occupano il 95% degli ettari vitati, sfidano l’ambiente e sfruttano le forti escursioni termiche e i terreni sedimentari di mica e quarzo, per regalare vini intensi e dotati di grande freschezza. Il Sylvaner e soprattutto il Kerner si stanno sempre più imponendo per la decisa mineralità e struttura, doti coniugate a una rinfrescante acidità e sapidità. Il Sylvaner libera profumi di fiori di montagna, pesca bianca e pera, timo e maggiorana, e si può abbinare con scampi e
verdure glassate, il Veltliner e il Müller thurgau esprimono le loro deliziose doti fruttate e floreali e sono perfetti con un raviolo aperto con seppioline e vongole, mentre il Kerner si può provare con crespelle alla menta.

Solo la piccola sottozona della Valle Isarco Klausner Leitacher è destinata alla produzione di Schiava, Portoghese, Lagrein e Pinot nero, non particolarmente intensi ma gradevoli e freschi. In Valle Isarco, così come in Val Venosta, si trovano anche piccole quantità di zweigelt, uva a bacca nera tra le più coltivate in Austria, valorizzata negli ultimi anni per la sua originalità, che si esprime in vini piacevoli e immediati, con profumi di amarena e frutti di bosco.

Piccolissime produzioni riguardano inoltre varietà autoctone come il biancofraueler, che dà vini dotati di buona freschezza e piacevoli note di rosmarino e pompelmo.

Vitigni

Quasi la metà della superficie agricola del Trentino e occupata da vigneti, che si distendono complessivamente su circa 10.000 ettari. La parte più fertile si concentra nell’area centrale, solcata dall’Adige, con vigneti dislocati prevalentemente in collina (41%) e nei fondovalle (39%), mentre il 20% raggiunge i ripidi declivi della montagna.
Nel 2013 la produzione è stata di circa 990.000 ettolitri di vino – 73.5% DOP e 21.4% IGP, con la netta prevalenza di vini bianchi (71%), tra i quali lo spumante svolge un ruolo determinante anche sotto il profilo qualitativo.

Il sistema di allevamento della vite più tradizionale è la pergola trentina, semplice sui declivi e doppia nei fondovalle, affinché i grappoli possano catturare tutti gli effetti benefici della luce e del calore del sole. I nuovi impianti, tuttavia, prevedono anche sistemi a spalliera verticale, che bilanciano il rischio dell’ombreggiatura con la maggiare facilità di lavorazione.

Chardonnay e pinot grigio sono i protagonisti indiscussi della viticoltura trentina e in coppia ne rappresentano oltre il 50%; il primo è impiegato
soprattutto nella produzione spumantistica, il secondo è in forte crescita grazie all’apprezzamento di cui gode nei paesi anglofoni, soprattutto negli Stati Uniti.

Lo chardonnay (28.4%) domina la produzione degli spumanti metodo Classico, che mettono in evidenza una grande freschezza e un’incisiva sapidità, con una spiccata nota minerale accanto ai classici sentori di lievito e crosta di pane, e accenti fruttati che spaziano dall’albicocca alla mela golden e alla frutta esotica. Oltre allo chardonnay, nelle cuvée di questi spumanti è talvolta prevista una piccola integrazione di pinot bianco, pinot nero o pinot meunier, che in queste terre registra una delle rare presenze in Italia.
Lo chardonnay è anche impiegato per la produzione di vini fermi, che possono essere arricchiti da una sapiente fermentazione in legno e da successivi passaggi in botte grande o barrique.

Il pinot grigio (25%), vinificato soprattutto in bianco, più di rado nella tradizionale versione ramata con delicate sfumature buccia di cipolla, esprime suadenti aromi di pera e mela, ananas ed erba sfalciata, fiori bianchi e gialli.

Seguono il müller thurgau (9%) e il traminer aromatico (3.6%), sempre più di moda e, negli ultimi anni, l’incrocio manzoni bianco, che sempre più produttori stanno valorizzando con ottimi risultati. Decisamente meno significativa è la presenza di pinot bianco, sauvignon, nosiola e riesling, con le loro deliziose note di agrumi, frutta fresca ed erbe aromatiche e, a volte, minerali. In particolare, la nosiola è un vitigno autoctono che richiama la nocciola sia nel colore delle bucce sia nel sapore leggermente ammandorlato.

Moscato giallo e moscato rosa sono la base per intriganti vini da dessert profumati e dolcissimi. Il primo é vinificato anche nella versione secca, fresca e piacevole, il secondo regala una fragrante aromaticità e intensi accenti di fragoline, lamponi e rose.

Tra i vitigni a bacca nera, teroldego (6.2%) e merlot (6.1%) occupano i primi due posti, mentre la schiava contende il terz0 posto al marzemino.
Il teroldeg0 é un vitigno a maturazione medio-tardiva e da un vino di struttura, dal colore rosso rubino, con sentori di more, mirtilli e lamponi maturi ed effluvi balsamici, mentre il merlot amplia il ventaglio olfattivo con richiami di confetture, ciliegie e spezie e dona al vino una buona morbidezza.

Il marzemino gentile (3.4%) è più delicato, con profumi fruttati e floreali, sempre piacevolmente fresco, cosi come la schiava, che offre le inconfondibili nuance di viola, ciliegia e ribes rosso, trama tannica leggera e nota finale ammandorlata. Di origini lontane, le tesi più recenti fanno derivare il marzemino dalla città di Merzifon, in Asia Minore, accantonando cosi il legame con Marzmin, villaggio tra Carinzia e Slovenia.

Altri vitigni tradizionali sono l’enantio o lambrusco brusco a foglia frastagliata, menzionato già da Plinio il Vecchio nel I secolo d.C., una varietà a maturazione piuttosto tardiva, che si esprime in un vino fresco e tannico, da far sostare in legno per raggiungere un buon equilibrio, e il rebo, ottenuto negli anni ’50 da un incrocio tra merlot e teroldego, a opera del Professor Rebo Rigotti presso l’istituto di San Michele all’Adige, che dà un colore quasi impenetrabile e buona fragranza, con finale vagamente ammandorlato.

Cabernet sauvignon e franc, lagrein, pinot nero e syrah, diversamente da quelli prodotti nel confinante Alto Adige, hanno minori prerogative di evoluzione nel tempo.
Groppello di Revò, pavana, franconia e casetta completano il quadro ampelografico trentino.

L’Alto Adige vitivinicolo si presenta come un mosaico variegato di circa 5380 ettari, con una piccola produzione che nel 2013 è stata di circa 372.000 ettolitri di vino, DOP per il 96%.

E’ opinione diffusa che i vigneti altoatesini, situati soprattutto in media e alta collina, siano dominati dai vitigni a bacca bianca, che negli ultimi anni hanno effettivamente recuperato terreno e realizzato il sorpasso, occupando attualmente il 59% degli ettari vitati.

Il sistema di allevamento della vite più caratteristico è la pergola, ancora utilizzata soprattutto per la schiava, anche se oggi si tende a sostituirla con i sistemi a spalliera, soprattutto a guyot per le produzioni di maggiore qualità, a cordone semplice o doppio.

Aromatici e non solo, i numerosi vitigni a bacca bianca riescono a esprimere grandi intensità olfattive, a volte intrecciate con preziose complessità. Pinot grigio, gewurztraminer, chardonnay, pinot bianco, sauvignon e müller thurgau sono i più coltivati, con nicchie di kerner, veltliner e sylvaner.

Ma il vitigno più coltivato è la schiava (18%), il cui nome potrebbe essere di origine slava o derivare da un antico sistema di coltivazione in cui le viti erano schiave di un sostegno cui erano legate.
Il tedesco vernatsch richiama il latino vernaculus, ovvero relativo agli schiavi nati in casa, ma anche paesano, nostrano o domestico. La schiava si distingue
in tre cloni: gentile, kleinvernatsch, mittelvernatsch, grossa, grossvernatsch, edelvernatsch, meraner kurtraube, trollinger, frankenthaler e black Hamburg in Inghilterra, grigia o grauvernatsch. Questi vitigni sono
in genere a maturazione media e danno vini di colore rosso rubino piuttosto trasparente, impreziositi da note di ciliegia, frutti di bosco e ribes, con una leggera trama tannica e un finale ammandorlato.

La conca di Bolzano, in particolare la zona storica di Gries, è la capitale del lagrein (8%), uno dei vitigni più antichi dell’Alto Adige e di tutta l’Italia Settentrionale.
Nel 1925 l’ampelografo Marzotto lo considerava proveniente dalla Vallagarina, benché i documenti siano piuttosto scarsi. Il nome potrebbe derivare da Lagarino, vino greco che si produceva a Lagaria, in Lucania, ma è interessante sottolineare l’assonanza con il latino lagoena, brocca usata per contenere il vino. Già nel 1300 è attestata la pratica di vinificare il lagrein sia nella versione Dunkel o scura, più strutturata, riservata alla nobiltà, sia Kretzer o rosé, ottenuta con la separazione delle bucce dal mosto in fermentazione tramite graticci di vimini detti kroizere. Questo vitigno
matura tardivamente e dona al vino un colore violaceo fitto e impenetrabile, profumi di frutti a bacca nera e sottobosco, ma dopo l’evoluzione il ventaglio olfattivo si apre con sentori di viola appassita e ginepro, prugne secche e inchiostro, cacao e spezie a volte grafite, e offre un assaggio succoso, con tannini che in qualche anno si levigano creando un ottimo equilibrio.

Il pinot nero (6.6%) o blauburgunder dà vini eccellenti con colori poco profondi e sofisticate note floreali, fruttate e speziate, con accenti di eucalipto, tamarindo e tabacco, a volte un po’ più muscolosi di quanto sia nel carattere elegante di questa varietà.
Soprattutto a Egna e Montagna, grazie all’esposizione favorevole, all’altitudine e alla maestria dei vignaioli, si producono vini di buona longevità.

Il merlot (3.9%), il cabernet sauvignon e franc (3.2%) completano il quadro dei vitigni a bacca nera, che nei terreni profondi e argillosi dei fondovalle si distinguono per l’ottima struttura, più morbida per il primo, più
vigorosa per gli altri due, con profumi spesso dotati di grande intensità senza l’invadenza della frequente nota erbacea.

Modiche quantità di chardonnay, pinot nero e pinot bianco sono impiegati anche nella produzione di ottimi spumanti metodo Classico, certamente tra quelli prodotti alle quote più elevate d’Europa, oltre i 1000
metri. Le versioni più complesse liberano sentori di pane tostato e frutta tropicale, confetti e frutta secca, e se il vino-base riposa in barrique, anche di vaniglia e biscotti. Il primo spumante metodo Classico dell’Alto Adige fu presentato nel 1911 alla Mostra dei Vini di Bolzano e oggi
se ne producono circa 200.000 bottiglie.

Un’esplosione di profumi
Piccolo e incantevole, il vigneto altoatesino esprime una magica combinazione di tutti i fattori che possono offrire vini profumati e seducenti, con bouquet che spaziano da sentori fragranti di fiori e frutti a note evolute di spezie e confetture.

La punta di diamante è il gewürztraminer o traminer aromatico (10%), che deve il nome al comune di Termeno o Tramin, nonostante qualche timida rivendicazione di paternità da parte dell’Alsazia. Noto fin dal ‘200, è un vitigno che predilige terreni argillosi e calcarei e mostra un’ottima resistenza ai rigori invernali. Il termine gewürz, etteralmente speziato, sottolinea la grande esuberanza olfattiva di questa varietà aromatica, che nel vino si manifesta con un intrigante bouquet di rose e fiori di acacia, litchi e pesca, mango e papaia, agrumi e zenzero, noce moscata e cannella. L’assaggio si dispone su un’avvolgente morbidezza e decisa nota alcolica piuttosto che su una rinfrescante acidità, ravvivata tuttavia da una spiccata sapidità. Un vino perfetto con soufflé di gamberi allo zenzero ma anche con il langres e l’époisses, deliziosi formaggi a crosta lavata.

Il pinot bianco (9.2%) offre raffinati sentori di peonia e tuberose, glicine e pesca bianca, e una piacevole sensazione rinfrescante, spesso in grado di affrontare lunghe evoluzioni, mentre il pinot grigio (11%) offre un gusto più maturo e deciso.

Ancora più intensi sono i profumi dei vini ottenuti da sauvignon blanc (6.3%) e riesling (1.3%) che, al contrario del gewürztraminer, regalano vibranti freschezza e sapidità. Il Sauvignon libera incisivi sentori di lime epompelmo, frutto della passione e fiore di sambuco, uva spina e bosso, con sfumature a volte iodate, ed è da provare, per esempio, con uno strudel di storione e asparagi, mentre il Riesling si dispone su uno sfondo di mela renetta e pesca, pera e agrumi, menta e altre erbe aromatiche e, dopo evoluzione, esprime i classici sentori di idrocarburi, ed è delizioso con una fonduta di munster al Riesling.

In questo panorama internazionale, non può mancare lo chardonnay (9.5%), impiegato per ottimi spumanti metodo Classico e per vini bianchi floreali e fruttati. Ma alcuni Chardonnay elevati in barrique mettono in luce una sontuosa struttura e una complessità che gioca su sfumature di burro fuso e nocciola tostata vaniglia e cipria, agrumi canditi e crema pasticcera, ottimi con un’insalata di gamberi e mandorle in salsa speziata.

Più sbarazzino e vivace, il müller thurgau (3.9%) dà vita a vini che profu-
mano di agrumi ed erba fresca, fiori di campo ed erbe aromatiche, non dotati di grande struttura ed esuberanza alcolica, ma di piacevolissima freschezza.

Il kerner è una piccola perla che regala meravigliose versioni secche e passite. Nato dall’incrocio tra schiava e riesling, è particolarmente resistente al freddo e si distingue per una stuzzicante speziatura di noce moscata, che si fonde can rinfrescanti cenni di erbe aromatiche, tè verde e frutti a polpa bianca. Sentori che si arricchiscono di splendide note più dolci nella versione passita. In questo mosaico profumato non si possono dimenticare sylvaner e veltliner, come il kerner amanti dei versanti soleggiati ad alta quota, che danno vini di buona struttura e acidità, con sentori di erbe aromatiche, fiori e frutta fresca. Tre vitigni che, insieme, raggiungono solo il 3% della produzione.

Una piccola ma preziosa produzione riguarda diverse varietà di moscato, all’origine soprattutto di pregiati vini dolci. Moscato giallo e Moscato rosa sono due autentiche chicche, il primo da assaporare in versione secca come aperitivo o, entrambi, come vini da dessert o da conversazione. Il Moscato giallo Passito, vellutato e dolcissimo, sprigiona note di miele e albicocche secche, zagara e cedro candito, crema pasticcera e cioccolato bianco, che esaltano una ricca zuppa inglese, mentre il Moscato rosa, più leggero e fresco, profuma di fragoline di bosco e lamponi, rose ed erbe aromatiche, con qualche sfumatura di cannella e anice stellato.

Di seguito troverai alcuni dei Vitigni piu famosi per la regione Trentino-Alto Adige

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Enantio

Il vitigno Enantio (pronuncia “enanzio”), come è noto ai più, è catalogato nel Registro nazionale varietà di vite (Agg. aprile 2011) come “Lambrusco a foglia frastagliata”. […]

Vitigno Gewürztraminer

Gewürztraminer

Origine del nome Il Gewurztraminer è un vino bianco dal carattere aromatico prodotto principalmente in Trentino Alto Adige, con particolare riferimento a un’area specifica della […]

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Schiava

Il vitigno denominato Schiava rappresenta un sinonimo per per i vitigni Schiava gentile, Schiava grigia, Schiava grossa. Clicca sul nome dei vitigni per accedere alla […]

Denominazioni

Di seguito troverai alcune delle Denominazioni piu famose per la regione Trentino-Alto Adige

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Alto adige DOC sottozona Terlano

La denominazione Alto adige DOC sottozona Terlano rappresenta una delle più importanti aree vitivinicole della regione Trentino-Alto Adige. La denominazione Alto adige DOC sottozona Terlano include le province di Bolzano […]

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Casteller DOC

La zona di produzione del vino DOC Casteller comprende 48 Comuni della provincia di Trento ubicati nella Valle dell’Adige, nella Valle di Cembra, nella Vallagarina, nella […]

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Trentino DOC

La zona di produzione del vino DOC Trentino e Trentino Superiore si estende tra i comuni viticoli della provincia di Trento, nella Valle dell’Adige, nella […]

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Trentino superiore DOC

La denominazione Trentino superiore DOC rappresenta una delle più importanti aree vitivinicole della regione Trentino-Alto Adige. La denominazione Trentino superiore DOC include le province di Trento ed è stata creata […]

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Trento DOC

Origini della denominazione Il Trento Doc è un vino spumante prodotto a partire da uve coltivate nei comuni di Trento, in zone contraddistinte da altitudini […]

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Valdadige DOC

La zona della DOC Valdadige si trova lungo l’omonimo fiume, e comprende l’intero tratto dell’Adige in provincia di Trento e una parte della provincia di […]

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Valdadige Terra dei Forti DOC

L’area della Valdadige Terradeiforti o Terradeiforti DOC si trova nella valle del fiume Adige, delimitata ai lati dall’altopiano della Lessinia, dalla catena del Monte Baldo […]

Produttori

Di seguito troverai alcuni dei Produttori piu famosi per la regione Trentino-Alto Adige

Vini

Di seguito troverai alcuni dei Vini piu famosi per la regione Trentino-Alto Adige

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