Friuli-Venezia Giulia

Le Origini

Uno slogan coniato negli anni ’70 che identifica alla perfezione la ricchezza del patrimonio vitivinicolo di questa regione, con vitigni di antichissima tradizione che convivono con le varietà internazionali più prestigiose:

Un paesaggio affascinante, con grotte carsiche e ripidi pendii che scendono verso il mare, fa da sfondo a un vigneto chiamato Friuli

Il Vigneto Friuli, forum Julii, affonda le sue radici in un passato molto lontano, quando Giulio Cesare fondò l’attuale Cividale, dopo la conquista del territorio da parte dei romani nel 182 a.C. Già nell’XI e XII secolo documenti storici attestavano l’esistenza di robiola, ovvero ribolla, oltre a picolit e refosco.

Nel XIX secolo arrivarono in questa regione varietà internazionali, come pinot grigio, bianco e nero, sauvignon e merlot, che il Conte Theodor de La Tour porterà nel 1868 a Villa Russiz, sposando la nobile Elvine Ritter de Zahony, proprietaria della tenuta. L’arrivo di oidio, peronospora e fillossera nella seconda metà del XIX secolo e i due conflitti mondiali nella prima metà del XX secolo, distrussero gran parte delle vigne, che i contadini friulani ricostruirono negli anni ’60 con grande caparbietà.

Il rinascimento degli anni 70 è dovuto a un gruppo di produttori pionieri della qualità, che introdussero in cantina l’uso di presse orizzontali e di contenitori in acciaio con il controllo delle temperature di fermentazione, contribuendo a definire l’identità bianchista dell’universo vitivinicolo friulano.

Negli anni ’80 le prime sperimentazioni di vini bianchi ottenuti da uvaggi passati in legno, lontani dai canoni del vino bianco gentile ed elegante, definirono la supremazia del Collio e dei Colli Orientali, con un terroir perfetto per vini raffinati, strutturati e da lungo invecchiamento come i blasonati francesi.

Negli anni ’90 ci fu una nuova rivoluzione nel vigneto, con l’applicazione di maggiori densità di ceppi/ettaro e una conseguente diminuzione delle rese, che non tardò a tingersi di rosso, mentre fino agli anni ’70 i vini rossi erano identificati con il tajut di neri, un bicchiere di vino rosso tagliato con vini del Sud Italia. Nonostante l’utilizzo di particolari tecniche di macerazione e di evoluzione in barrique, i vini rossi friulani soffrono ancora l’immagine bionchista della regione.

La grande varietà di vitigni è al tempo stesso un punto di forza e un limite del Friuli-Venezia Giulia, perché impedisce a un vino di diventare l’emblema inconfondibile della regione. Anche per questo si è dovuto sacrificare il nome del vino oggi chiamato Friulano, che stabilisce un netto legame con il territorio, alla causa del Tokaji ungherese, che prende il nome dall’omonima regione vitivinicola. Per far fronte a questa debolezza, negli ultimi anni i consorzi e i produttori hanno iniziato un’importante opera di zonazione per definire i cru migliori delle diverse varietà, con un netto miglioramento della qualità dei vini.

La cucina friulana è figlia della storia di una regione di confine. Il riflesso delle cucine austroungarica e slava, senza trascurare le influenze venete, germaniche, balcaniche ed ebraiche, è ben radicato nelle zone a ridosso dei confini orientali, a Trieste e a Gorizia; queste contaminazioni si ritrovano nel gulasch e nella jota, minestra a base di crauti, fagioli e patate, costine o altra carne di maialemaffumicata, da provare con un Carso Terrano giovane, cosi come nel musèt e bruàde, cotechino speziato e abbinato alla brovada, derivazione dei crauti bavaresi, perfetti con un Friuli Aquileia Refosco dal peduncolo rosso. In montagna prevalgono i piatti rustici accompagnati dalla polenta. Ricette insuperabili sono il frico, montasio fresco fritto nel burro, con patate, cipolle o mele cotte, ottimo con un Collio Chardonnay, i cjalson della Carnia, ravioli con ripieni originali, tra cui cioccolato, ricotta affumicata, pepe nero, cannella, uva sultanina, frutta e verdure di vario genere, da provare con un Friuli Colli Orientali Sauvignon con un leggero passaggio in legno, vino ideale anche con le uova e gli asparagi di Tavagnacco.
Sulla costa triestina la cucina risente della raffinata influenza veneziana, con risotti di mare, de Maràn o a la graisana e con il brodetto alla triestina, tutti deliziosi con un Pinot bianco di buona struttura. Il morbido prosciutto di San Daniele e quello affumicato di Sauris, si possono abbinare con un sapido Collio Friulano, il montasio stagionato, per vivere una vera, piccola emozione! con un Cialla Picolit, mentre la pitina, una specie di polpetta speziata con carne di capra e di selvaggina, cosparsa di farina e affumicata sotto la cappa del camino, ė ideale con un Friuli Grave Cabernet franc molto evoluto.

La scarpena, o scorfano, bollita alla dalmata e il gulasch di pesce si abbinano con un Carso Vitovska giovane, perfezionati con qualche goccia di olio extra vergine di oliva Tergeste DOP, fruttato e piccante, con un delicato tocco finale di mandorla amara.

E la gubana di Cividale, pasta arrotolata e ripiena di frutta secca, cosi come lo strudel di ricotta e mele verdi sono straordinari con un bicchiere di Ramandolo

Il clima ed il territorio

Il Friuli-Venezia Giulia è la regione più nord-orientale d’Italia, incastonata tra Austria, Slovenia, Mare Adriatico e Veneto, occupata soprattutto da montagne (43%) e pianura (38%), e può essere divisa in quattro aree principali, che dalle montagne degradano verso il mare. Anche se la vite esprime sulle colline (19%) i suoi frutti migliori.

La zona montana comprende la Carnia e la sezione finale delle Alpi Carniche e Giulie, con un clima rigido e piovoso, che non rende possibile una vantaggiosa coltivazione della vite.

La zona collinare, che si snoda lungo il confine con la Slovenia, è la più vocata alla viticoltura, con le colline orientali a est del torrente Torre, fino a Gorizia. Il terreno è il tipico flysch di Cormòns, in friulano ponca, costituito da rocce friabili marnoso-arenacee e creato dai detriti ricchi di limo, argille e sabbia rilasciati dal mare.

L’esposizione a sud, le importanti escursioni termiche, la protezione delle Alpi Giulie e l’influenza del vicino Mare Adriatico, favoriscono la perfetta maturazione delle uve, soprattutto a bacca bianca, e quindi la produzione di vini dotati di buona struttura e mineralità, con profumi intensi ed eleganti.

A sud-ovest, la pianura presenta un clima temperato e umido condiviso con le zone collinari. L’Alta Pianura, più settentrionale, elevata e ghiaiosa, corrisponde alle Grave del Friuli, con terreni che derivano da ghiaie e detriti trascinati dai ghiacciai, dove molte varietà si sono adattate con ottimi risultati. In prossimità del Tagliamento, i magredi, terreni magri e molto permeabili, con pochissima terra che copre a malapena i ciottoli levigati dal fume, danno basse rese e permettono di ottenere vini ricchi di estratto e di profumi. Inoltre, durante il giorno le pietre riflettono la luce solare, assorbono il calore e lo restituiscono di notte, contribuendo allo sviluppo di uve sane e mature, che danno vini bianchi freschi, fruttati ed eleganti. La Bassa Pianura risente della favorevole influenza del mare, che rende il clima più mite, e presenta terreni prevalentemente sabbioso-argillosi e ricchi di minerali, che favoriscono soprattutto le uve a bacca nera.

A sud-est, a valle delle colline goriziane, la piana dell’Isonzo presenta terreni ciottolosi e ricchi di ferro, che permettono produzioni di grande qualità soprattutto per le uve a bacca bianca.

Infine la zona costiera verso Trieste e l’Istria, terra carsica, arida e difficile, è caratterizzata da rocce bianco-grigie e da terreni ricchi di calcare sulle pendici a ridosso del mare, mentre nelle zone interne, più pianeggianti, è presente terra rossa, ricca di ferro e più fertile. Sulla costa il clima è submediterraneo e i vigneti sono protetti dalle colline, ma a volte sferzati dalle raffiche della bora. Qui, solo vitigni forti e rustici come la vitovska e il terrano riescono da sempre ad adattarsi all’asprezza del clima.

Zone vitivinicole

Il Friuli è un piccolo compendio dell’universo, alpestre, piano e lagunoso in sessanta miglia da tramontana a mezzodi’

Ippolito Nievo, nel romanzo Le confessioni di un italiano, esaltava la specificità di questa piccola regione, segreto della sua straordinaria predisposizione alla vitivinicoltura di qualità.

Il Friuli-Venezia Giulia può essere suddiviso in una zona litoraea in provincia di Udine, con le vigne di Lison-Pramaggiore, Latisana, Annia e Aquileia; poi, salendo verso nord, si incontra la grande zona delle Grave e, verso est, le splendide colline in provincia di Udine e Gorizia, con il Friuli Colli Orientali e il Collio, per scendere verso l’Isonzo e chiudere con l’aspro Carso. Oltre alla denominazione Prosecco che si estende in tutta la regione vitivinicola.

Lasciato il Veneto, si entra nella pianeggiante denominazione interregionale Lison-Pramaggiore nella provincia di Pordenone, con terreni ricchi di calcio e venti tesi condizionati dal vicino Mare Adriatico, che rendono questa zona vocata per la produzione di vini eleganti e profumati. Cabernet sauvignon e franc e Merlot sono i vini di punta, morbidi e strutturati, seguiti da Refosco dal peduncolo rosso e Malbech, mentre Pinot grigio, Chardonnay e Verduzzo sono freschi e di pronta beva. Il Lison DOCG è ottenuto dal vitigno tai; è morbido, sapido e rappresenta l’apice qualitativo di questa zona.

Costeggiando il Mare Adriatico si incontra la denominazione Friuli Latisana (400 ha), estesa a sud della provincia di Udine, dove vitigni internazionali e locali danno vini bianchi di grande pregio, morbidi e da apprezzare per la loro piacevole, giovanile fragranza. Tra questi, Pinot grigio e Friulano, per esempio, sono perfetti con il salmone al timo.

La piccola area lagunare della denominazione Friuli-Annia (150 ha) presenta buone escursioni termiche, che offrono a Traminer aromatico, Friulano e Pinot grigio una singolare struttura e ricchezza di profumi, che li rendono perfetti con l’anguilla alla brace e con una saporita zuppa di frutti di mare, mentre Merlot, Cabernet sauvignon e franc, robusti e sapidi, si abbinano molto bene con i ravioli al sugo d’anatra.

L’area litoranea in provincia di Udine termina con la denominazione Friuli Aquileia (900 ha), estesa dalla laguna di Grado fino, a nord, alla fortezza di Palmanova. I terreni sabbioso-argillosi offrono una buona mineralità e il Friulano, il Traminer aromatico e il Pinot bianco giovani sono perfetti con la minestra di asparagi alla marinara, mentre il Refosco dal peduncolo rosso, il Cabernet franc e il Merlot sono adatti all’invecchiamento. In particolare, il Refosco dal peduncolo rosso è da ritenersi una tra le migliori espressioni prodotte in tutta la regione per profumi, gusto elegante e longevità, ed è da provare con la beccaccia ripiena al tartufo di Muzzana.

Salendo verso nord si entra nell’area viticola più grande della regione, il Friuli Grave (7500 ha), che interessa le province di Pordenone e Udine. Estesa a cavallo del Tagliamento, si caratterizza per i magredi o grave, originati dal deposito di materiale calcareo-dolomitico portato a valle dalle acque. Il terreno è di origine alluvionale, grossolano a nord, più minuto man mano che il fiume e i suoi affluenti proseguono il loro corso. Le montagne riparano le grave dai venti freddi settentrionali, il Mare Adriatico ne mitiga l’effetto e insieme garantiscono l’escursione termica necessaria per la produzione di vini profumati e strutturati, con caratteri specifici in zone ben distinte, come Magredi e Casarsa della Delizia, Azzano Decimo e Codroipo.

II Pinot grigio rappresenta oltre il 30% della produzione, è beverino edelegante, con sentori di fiori d’acacia e ginestra, mela e pesca bianca, ed è da provare con un’insalata di granchio.

Nel Sauvignon emergono i toni verdi di peperone e salvia, e Chardonnay e Friulano si accompagnano ai saporiti formaggi vaccini delle malghe carniche.

Verso est, nelle straordinarie colline della provincia di Udine si estende la denominazione Friuli Colli Orientali (2250 ha), che comprende le 5 sottozone Cialla, Schioppettino di Prepotto, Ribolla gialla di Rosazzo, Pignolo di Rosazzo e Refosco di Faedis, tra ampie zone boscose e filari ordinati. I flysch di Cormóns, la favorevole esposizione dei vigneti tra i 100-300 metri e un’infinita varietà di microclimi, permettono di coltivare una vasta gamma di vitigni. Da Tarcento, limite climatico della viticoltura in regione, all’assolata Buttrio e al balcone rivierasco di Rosazzo, i tradizionali picolit, pignolo, refosco dal peduncolo rosso, refoscone, tazzelenghe e verduzzo friulano offrono emozioni irripetibili. Oltre a questi, i transfrontalieri ribolla gialla e schioppettino rebula e pokalza nella vicina collina slovena, danno vini rispettivamente ideali con scampi crudi e con i blecs all’anatra, maltagliati di farina di grano saraceno. Il Pignolo esalta le doti del petto d’anatra in salsa di ciliegie, il Tazzelenghe dello stufato di fagioli e salsiccia, mentre il Friulano, potente e morbido, con sentori di fieno estivo, frutta a polpa bianca e un lungo finale ammandorlato, è ottimo con i filetti di triglia all’arancia.
Cialla è protetta da boschi di castagni e querce e la valle, lunga e stretta, è percorsa dalla bora che condiziona le benefiche escursioni termiche; qui si coltivano da sempre ribolla gialla, picolit, verduzzo friulano, refosco dal peduncolo rosso e schioppettino, che offrono vini potenti, eleganti e adatti all’evoluzione.

Schioppettino di Prepotto è un’isola a bacca nera in un mare di vitigni a bacca bianca, dove lo Schioppettino, prodotto da secoli nella piccola arca di Prepotto e Albana, nella Valle dello Judrio, esalta il pollo con le mandarle.

Ribolla gialla di Rosazzo e Pignolo di Rosazzo identificano gli omonimi vini prodotti in tre comuni ai piedi dell’Abbazia di Rosazzo, fondata dagli Agostiniani nel 1068 e culla della vitivinicoltura friulana. Tra questi vini raffinati e di buona struttura, il Pignolo si distingue per l’ottima predisposzione a lunghissimi affinamenti.

Il Refosco di Faedis interessa solo 47 ettari dei 5 comuni più a nord-est della denominazione, dove il refosco o refoscone o refosco nostrano si esprime al meglio e dà un colore rubino intenso, note erbacee e di frutta a bacca nera matura, buona acidità, sapidità e tannicità. Un vino da provare con guanciale di maiale con funghi e polenta.

Tra i comuni di Nimis e Tarcento, il verduzzo friulano o giallo esalta le sue doti nel cru del Ramandolo DOCG, in vigneti situati tra i 250-400 metri ed esposti a mezzogiorno. Le forti escursioni termiche e la protezione del Monte Bernadia permettono di ottenere un vino dolce con uve appassite, fresco grazie alla latitudine, sapido per il terreno, ma anche morbido e con un lungo finale che ricorda miele di castagno e confettura di albicocche, leggere note di zafferano, caramello e vaniglia, da assaggiare con una sfogliata con crema alle albicocche e caramello.

La DOCG Colli Orientali del Friuli Picolit con la sua sottozona Cialla propone veri fuoriclasse che emanano sentori di fiori, miele d’acacia e frutta sciroppata, possono invecchiare per molti anni e sono sublimi con torchon di fegato d’oca e crostini di pan brioche o con la tradizionale gubana.

Rosazzo DOCG (50 ha) è una piccola enclave all’interno della denominazione Friuli Colli Orientali, a base soprattutto di friulano, seguito da sauvignon, pinot bianco, chardonnay e ribolla gialla, che offrono un ampio ventaglio di sensazioni floreali e fruttate, buona struttura e sapidità. Vini da abbinare con crespelle di zucchine e calamaretti.

Nella culla della qualità enologica locale è nata la DOC Collio (1500 ha), in colline della provincia di Gorizia, a ridosso del confine sloveno tra l’Isonzo e lo Judrio. Pendii esposti a mezzogiorno e protetti dalle Prealpi Giulie e la vicinanza del mare, creano le condizioni ideali per l’elaborazione di ottimi vini bianchi, che qui rappresentano l’86% della produzione. Pinot grigio, Sauvignon, Pinot bianco, Malvasia istriana, Ribolla gialla e Friulano sono i veri dominatori e, nella parte più settentrionale del Collio, a Dolegna e Ruttars, un magico intreccio pedoclimatico regala Sauvignon tra i migliori del mondo, da assaggiare con astice al curry e riso pilaf.

Nella zona intermedia, a Cormòns, Spessa, Russiz e Capriva, Friulano, Pinot grigio e bianco sono altri vini eccellenti, che hanno contribuito a rendere famoso il brand Collio, strutturati e particolarmente caldi ma di rara eleganza. Fin dalle origini della denominazione, il Collio Bianco è un uvaggio di friulano, malvasia istriana e ribolla gialla, ma di recente si è arricchito della classe di sauvignon, chardonnay e pinot bianco.

L’eccellente Ribolla gialla ha qui i suoi cru di elezione, San Floriano e Oslavia, adiacenti alle colline slovene della Brda, dove il suolo arenaceo-marnoso, le importanti escursioni termiche a 150-190 metri, l’adeguata ventilazione e l’esposizione a sud dei vigneti, hanna spinto alcuni produttori a dedicarsi a questo vino, producendolo in purezza o in uvaggio, dando vita alla cosiddetta scuola dei vini macerati.
La Ribolla gialla, a tavola, è il vino d’apertura per eccellenza, perfetto con una vellutata di asparagi.

La denominazione Friuli Isonzo (1150 ha) si estende tra la Valle dell’Isonzo e l’alta pianura della provincia di Gorizia, un altopiano di ghiaie profonde portate a valle dalle acque di scioglimento dei ghiacciai. Anche qui la combinazione tra la protezione delle montagne, la vicinanza del mare e i soffi della bora, crea le favorevoli escursioni termiche per ottenere vini profumati, strutturati, minerali e vocati per l’invecchiamento.
La fascia tra Gorizia e Cormòns, sulla riva destra dell’Isonzo, denominata Rive Alte, è più fresca: qui si concentrano le vigne delle varietà a bacca bianca, che danno vini strutturati e profumati, grazie a terreni poco calcarei, misti ad argille e ghiaie rosse ricche di ferro, ideali per pinot grigio, chardonnay, sauvignon e friulano. Il Pinot grigio, per esempio, si abbina bene con le frittate con sclopit o germogli di silene, pungitopo, luppolo o papavero selvatico. Tra Gradisca, Romans e Mariano, a sinistra dell’lIsonzo, la zona chiamata Rive di Giare è più calda e sottoposta a una costante ventilazione, ricca di ghiaie calcaree, nelle quali malvasia istriana, refosco dal peduncolo rosso e merlot danno i migliori risultati e, proprio grazie ai suoli ghiaiosi e al deciso influsso del Mare Adriatico, sono spesso dotati di una piacevolissima freschezza.

Proseguendo verso est si arriva nel Carso, un altopiano a ridosso del confine con la Slovenia. Brullo ma ricco di struggente bellezza, presenta straordinari fenomeni geologici come le dóline, i laghi e i fiumi carsici e le numerose grotte. La terra è rossa perché ricca di ferro, sassosa e arida perché trattiene a fatica l’acqua e da nord-est soffiano le raffiche impetuose della bora.

Nella provincia di Trieste e in piccola parte in quella di Gorizia, la denominazione Carso (58 ha) vive una viticoltura difficile, dove si scavano trincee e le si riempie di terra rossa di dolina per potervi piantare la vite. E con indicibile fatica si sono modellati strapiombi terrazzati che guardano i Castelli di Duino e Miramare. Qui, la Malvasia istriana si abbina con i sardoni in saor e anche la Vitosvka si adatta perfettamente alla cucina marinara triestina, austera ma ricca di sapori. Il vino rosso per eccellenza è il Terrano, ruvido e decisamente fresco, domato solo dal tempo, che lo rende adatto ai piatti delle osmize le trattorie dell’altopiano carsico, come un succulento spezzatino.

Nella località Prosecco del comune di Duino Aurisina ha origine la glera, il vitigno che è alla base dello spumante italiano più prodotto ed esportato, e che soprattutto ha permesso la sua tutela mondiale attraverso l’istituzione della denominazione Prosecco, che comprende 9 province tra Friuli-Venezia Giulia e Veneto.

Vitigni

Un vigneto dominato dai vitigni a bacca bianca non può che trovare conferma in una schiacciante superiorità dei vini bianchi, che rappresentano il 67% della produzione totale, che nel 2013 è stata di circa 1.073.000 ettolitri, DOP per il 43.1 % e IGP per il 46.5%. La superficie vitata occupa quasi 23.100ettari, concentrati prevalentemente nelle province di Udine e Pordenone. I sistemi di allevamento più utilizzati sono a spalliera, come il sylvoz, il guyot e la cappucina, ma nelle Grave è ancora diffuso il casarsa.

Pinot grigio, chardonnay, sauvignon e pinot bianco recitano la parte del leone, tanto da essere definiti

tipicamente friulani

da Enos Costantini, Claudio Mattaloni e Carlo Petrussi nel testo la vite nella storia e nella cultura del Friuli, nel quale si può anche leggere che dai vivai di Rauscedo, il più grande centro mondiale per la produzione di barbatelle innestate, queste varietà sono mandate in tutto il mondo.

Diffuso in tutta la regione, il pinot grigio è il vitigno più coltivato e rappresenta il 38% del totale e oltre il 50% tra i vitigni a bacca bianca e grigia. Vinificato in bianco dà vini fini ed eleganti, con sentori di ginestra, acacía, mela, pera e pesca bianca in gioventù, mentre se viene elaborato con breve macerazione acquisisce sfumature ramate, complessità e struttura, con aromi più intriganti di caffè, nocciola e a volte zenzero.
E subito a ruota si trova la glera, vitigno che domina la denominazione Prosecco.

Lo chardonnay (8%) dà vini freschi e di buona eleganza, con note di mela golden, pera e ananas, ma anche versioni che reggono bene il passaggio in legno, creando un carattere più avvolgente, con sentori di frutta tropicale matura e cedro candito, vaniglia e note di torrefazione. Un vitigno ottimo anche per l’elaborazione di vini-base per spumanti metodo Classico.

Diffuso anche in pianura, il sauvignon (5.5%) trova il suo ambiente ideale sulle colline del Collio e dei Colli Orientali del Friuli e nella zona dell’Isonzo, dove esprime al meglio i suoi profumi incisivi di bosso e foglia di pomodoro, salvia e peperone fresco, fiore di sambuco e frutto della passione, pesca e melone, con buona struttura, acidità e lungo finale, caratteri di un vino spesso adatto all’invecchiamento.

La grande finezza è la dote principale del pinot bianco (3%), vitigno nobile ma meno trendy del pinot grigio, che ha trovato in questa regione il suo territorio di elezione. Le sofisticate sfumature di pesca e mela, peonia e fiori di campo, con l’evoluzione si arricchiscono di note più dolci di crosta di pane e frutta secca, e di un gusto sapido ed elegante, soprattutto nelle aree collinari più vocate.

La vera originalità del vigneto friulano è legata ai numerosi vitigni autoctoni, che però sfiorano solo il 10% della superficie vitata, guidati dal tocai friulano o friulano (4.5%), il più amato dai friulani, che in osteria ordinano un taj di Tocai. Recentemente identificato con il francese sauvignonosse, è un vitigno con maturazione media, molto versatile e spesso usato in uvaggi ai quali offre ottima struttura. In gioventù dà vini con delicati profumi di biancospino e fiore di mandorlo, oltre che con l’inconfondibile finale ammandorlato, mentre se è evoluto in legno assume toni più burrosi e tostati.

Le origini della ribolla gialla (1.49%) sono antichissime, ma questo vitigno oggi trova la sua zona di elezione sulle colline di Udine e Gorizia, dove matura in epoca piuttosto precoce. Freschezza e sentori di frutta esotica, pompelmo e mela sono le sue doti migliari, esaltati dalla vinificazione in acciaio, nella spumantizzazione e negli uvaggi.

Considerata autoctona è anche la malvasia istriana (1%) a sapore neutro probabilmente diffusa nell’area dai Veneziani, che la importarono dalla Grecia. In tutta la fascia collinare, nella zona delle Grave e del litorale carsico, fino all’Istria, matura piuttosto tardivamente, quando i suoi grappoli danno vini dotati di delicata nota alcolica, con i tipici sentori di albicocca e pesca.

Altra varietà coltivata nella zona carsica è la vitovska, anch’essa amaturazione tardiva: in passato era usata principalmente negli uvaggi, ma oggi dà notevoli risultati in purezza, in vini con tipici sentori di pera Williams e salvia, freschi, sapidi e di buona struttura.

Chiudono il panorama dei vitigni autoctoni a bacca bianca le due varietà protagoniste della qualità enologica regionale, il verduzzo friulano (1.7%) e il picolit entrambi a maturazione piuttosto tardiva, che trovano la loro terra di elezione nelle colline orientali. L’acinellatura del grappolo porta allo sviluppo di pochi acini molto ricchi di sostanze estrattive, e rende il picolit adatto all’appassimento e alla produzione di un vino dolce ma sostenuto da ottima freschezza, con sentori di miele di acacia e genziana, confettura di susine gialle e crema pasticceria, zabaione e vaniglia.

Una perla rara e preziosa. Il verduzzo friulano, nella più comune varietà gialla, è diffuso in collina, dove dà un vino dolce e fresco, con profumi di acacia e miele, caramello e altri ancora, esprimendosi al meglio a nord di Udine, nella splendida realtà del Ramandolo.

Il merlot (15%) è il vitigno a bacca nera nettamente più coltivato e dà vini pieni e ricchi di colore, con accenti di lampone e appena erbacei, ma se evolve in legno si ammorbidisce e libera note dolci di confetture di frutti di bosco, ciliegia e vaniglia, media struttura e tannicità.

Il cabernet franc (6.5%) si esprime molto bene nei terreni sassosi delle Grave, lungo i fiumi. Un po’ selvatico ed erbaceo in gioventù, ricco di acidità e tannino, è domato dall’evoluzione in legno, che lo rende più elegante ed equilibrato, con sentori che spaziano tra amarena e mora, ribes nero e cacao amaro.

Il cabernet sauvignon (4.8%) è ubiquitario in tutta la regione, dà vini più caldi e strutturati del suo omologo, e si presta molto bene all’invecchiamento in legno. In gioventù esprime un profumo leggermente erbaceo con sfumature di lampone, ma nel tempo il bouquet si fa più elegante e complesso, con sentori di violetta e frutti a bacca rossa, cacao e noce. Merlot, cabernet franc e cabernet sauvignon sono spesso impiegati per l’elaborazione di ottimi vini di classico taglio bordolese.

Il pinot nero (0.7%), pur risentendo di un clima non particolarmente adatto, dà vini aristocratici e dotati di profumi eleganti soprattutto nelle zone collinari e dell’Isonzo. Nelle Grave e nell’area dell’Isonzo è usato come vino-base per spumanti di buona qualità e sapidità.

Tra i vitigni autoctoni a bacca nera, il refosco dal peduncolo rosso (4.8%) è il più diffuso in tutta la regione e dà un vino fresco, tannico e nervoso, con sentori di lampone e mora selvatica, amarena sotto spirito, humus e note balsamiche, ma in collina dà versioni più strutturate, e l’apporto del legno dona spesso note di cacao e vaniglia.

Schioppettino, pignolo e tazzelenghe, vitigni tradizionali che si stavano perdendo e oggi rivalutati, si trovano nei migliori cru dei Colli Orientali, con produzioni di nicchia che insieme rappresentano solo l’1% della produzione totale.

Il nome dello schioppettino o ribolla nera deriva probabilmente dalla buccia croccante che schioppetta in bocca. Questo vitigno ha trovato la sua terra di elezione nel cru di Prepotto e dà un vino fresco, non molto ricco di alcol etilico, con buona acidità in gioventù, profumi di piccoli frutti di bosco e mallo di noce. Con l’invecchiamento, che gli è congeniale, il bouquet evolve in eleganti note di sottobosco, pepe nero, tabacco dolce e ribes maturo.

Il pignolo ha trovato il suo habitat ideale sulle colline orientali di Rosazzo, Buttrio e Rocca Bernarda. In gioventù il vino presenta un colore rosso rubino denso e cupo, profumi di frutti di bosco, cassis e amarena e una certa spigolosità tannica, ma l’evoluzione in legno lo rende più morbido ed elegante, oltre che ricco di note di spezie dolci, frutta secca e in confettura, cacao e caffè, incenso e sottobosco.

Coltivato esclusivamente nelle aree collinari di Buttrio, Manzano e Rosazzo, l’originale tazzelenghe, tacelenghe in friulano, cioè che taglia la lingua, deve il nome proprio all’aggressività dell’elevato tenore in tannino e acidità. Il vino richiede quindi una certa evoluzione in legno, che lo arricchisce di sfumature di ciliegie, lamponi e spezie, oltre che di un piacevole equilibrio, ma con i tannini sempre in evidenza.

Nalle terre rosse del Carso è coltivato il terrano, della famiglia dei refoschi qui chiamato anche refosco del Carso, refosco d’Istria o sangue del Carso, perché dà un vino di colore molto intenso, con delicata componente alcolica, spiccata acidita e tannicità, da apprezzare in gioventù, quando libera profumi di lampone, mirtillo, ribes nero, china ed eucalipto.

Di seguito troverai alcuni dei Vitigni piu famosi per la regione Friuli-Venezia Giulia

refosco dal peduncolo rosso

Refosco

Il vitigno denominato Refosco rappresenta un sinonimo per per i vitigni Refosco dal peduncolo rosso. Clicca sul nome dei vitigni per accedere alla scheda completa […]

ribolla gialla

Ribolla

Il vitigno denominato Ribolla rappresenta un sinonimo per per i vitigni Ribolla gialla. Clicca sul nome dei vitigni per accedere alla scheda completa dei vitigni […]

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Vitovska

Il vitigno Vitovska è una autoctono sloveno presente in tuta la zona del Carso, sia nel Friuli-Venezia Giulia che nel versante sloveno. Il suo nome sembra provenire […]

Denominazioni

Di seguito troverai alcune delle Denominazioni piu famose per la regione Friuli-Venezia Giulia

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Ramandolo DOCG

La Ramandolo DOCG è una delle tre DOCG del Friuli-Venezia Giulia. L’unica tipologia di questa piccola denominazione è un vino passito dolce basato sul vitigno […]

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Rosazzo DOCG

Il Rosazzo DOCG rappresenta una delle massime espressioni storiche del terroir enograstronomico friulano. Vino bianco raffinato e con una grande personalità, nel 2011 ha ottenuto […]

Produttori

Di seguito troverai alcuni dei Produttori piu famosi per la regione Friuli-Venezia Giulia

Vini

Di seguito troverai alcuni dei Vini piu famosi per la regione Friuli-Venezia Giulia

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