Lo Chardonnay è un vino apprezzato in tutto il mondo per la sua versatilità, la freschezza, i richiami terrosi e un retrogusto agrumato estremamente raffinato. Generalmente si ritiene che le sue origini siano francesi, specificamente della regione della Borgogna, ma la storia ci insegna diversamente. Secondo uno studio elaborato sui vigneti da vino bianco, infatti, il vino Chardonnay nasce sulle colline di Gerusalemme dove si trovano terreni di argilla e calcare, perfetti per questo tipo di vitigno.

Il suo nome deriva dall’ebraico “Shaar-adonay” o “Sha’har-adonay“, tradotto in italiano “Porta di Dio” e in francese “Porte de Dieu”. Furono i francesi crociati in Palestina, infatti, che portarono i semi del vitigno dalla Terra Santa fino in Borgogna, da dove si è largamente sviluppato.

La storia dello Chardonnay, dai primi vitigni al successo italiano

Se facciamo un passo indietro di qualche secolo, ci accorgiamo che lo Chardonnay è il vitigno a bacca bianca maggiormente coltivato e conosciuto e sebbene sia di origine mediorientale, con il tempo ha subito innesti spontanei che ne hanno modificato la struttura molecolare. Oggi si evince infatti l’incrocio che è avvenuto tra il Gouais Blanc e il Pinot Nero, risalente all’epoca carolingia in Borgogna, probabilmente ad opera dei monaci cistercensi residenti nell’antica abbazia di Pontigny.
Dalla Francia all’Australia, dagli Stati Uniti a tutta l’America del sud, lo Chardonnay ha incontrato il favore di tutto il mondo vinicolo grazie alla sua capacità di adattarsi a climi molto differenziati e a terreni dalle caratteristiche più disparate, dando sempre ottimi risultati e una buona resa.
In Italia è stato iscritto nel registro Nazionale delle Varietà delle Viti solo nel 1978, poiché prima veniva confuso con il più conosciuto Pinot Bianco. Negli anni si è poi diffuso in tutte le regioni italiane, dalle Langhe piemontesi al Trentino Alto Adige, dalla Franciacorta lombarda alle valli siciliane sino al Friuli Venezia Giulia, il Veneto e l’Abruzzo.

La geografia del vitigno nel mondo fino alle nostre regioni

Lo Chardonnay consente di produrre una grande varietà di vini, dai più strutturati e profumati a quelli frizzanti e leggeri, dagli speziati ai secchi. La consistenza dell’uva e la grande versatilità dei vitigni infatti ne consente un’ottima resa, sempre di qualità elevata.
Se si parte dalla Borgogna, sulla Côte de Beaune, il prodotto finale è un vino ben strutturato che giunge alla maturità dopo circa 10 anni ed ottiene un bianco profumato che si affina nel legno, per diventare fortemente sapido. Passeggiando nella regione francese è possibile trovare il Montrachet, il Corton, lo Charlemagne e il Meursault, più puri e spigliati ma fortemente speziati, per giungere alla Loira nella zona dello Chablis, dove si trovano privi di barrique e dal gusto più essenziale.
Dalla Francia alla Nuova Zelanda il passo è breve, se si considerano i vitigni di Auckland, esposti a forti escursioni termiche e a terreni che accolgono le più diverse coltivazioni. Molto famosi sono anche i vitigni di Hunter in Nuova Caledonia o a Clare Valley in Australia, dove il clima tropicale rende il vino fortemente agrumato e fresco, perfetto per la produzione di bevande da tavola e da dessert.
In Italia, si è avuta un’esplosione di Chardonnay in Alto Adige e in Friuli, ma anche in Toscana, dove a Bolgheri si producono Chardonnay di ottima qualità, con affinamenti in barrique davvero notevoli, per vini più corposi e speziati.

Lo Chardonnay e le denominazioni conquistate negli anni

Anche se lo Chardonnay può essere definito a pieno titolo uno dei vitigni più eclettici al mondo perché lascia grande libertà di interpretazione ai produttori, talvolta la sua versatilità ha causato un appiattimento commerciale e l’assimilazione a denominazioni banali e di media qualità, che nulla hanno in comune con l’antichissimo e autentico Chardonnay. In Italia il primo a guadagnarsi il marchio DOC è stato il Trentino Alto Adige nel 1984 con sottozone come Meranese di collina, Santa Maddalena, Terlano e Val Venosta. A seguire l’Abruzzo, Alcamo in Sicilia e Alghero in Sardegna, ma vi sono alcune zone del Piemonte come l’Alta Langa che ha ottenuto la denominazione DOCG e il Friuli Venezia Giulia e il Veneto che hanno conquistato l’IGT, per un vino Chardonnay di elevata qualità apprezzato in tutta Europa.

Qualche curiosità sul vino più famoso del mondo

Un vino così conosciuto in ogni parte del mondo, eclettico, versatile ed estremamente diffuso, può avere lo svantaggio di essere inflazionato e troppo convenzionale, tanto che negli anni’90, al momento di ordinare il vino si sentiva spesso dire: “anything but Chardonnay!” cioè “tutto tranne lo Chardonnay”. Proprio per la sua larga diffusione e per le diverse tecniche di vinificazione, diventa complesso identificarlo e inquadrarlo in schemi fissi.
Il vino prodotto con Chardonnay assume suggestioni e colori diversi che variano in base ai procedimenti di vinificazione, questo significa che se la fermentazione avviene in legno, assume tonalità brune come il giallo scuro. Quando invece viene prodotto in materiale come l’acciaio, acquista tonalità chiare con venature che vanno nel verdolino. Come per i colori, anche l’aroma varia dal tipo di produzione e dalla zona di appartenenza, che comporta diverso clima e tipo di terreno. Quando ad esempio il vino non viene affinato in barrique, ha un impareggiabile aroma di frutta con un notevole retrogusto agrumato che lo rende inconfondibile.Le differenze tra una qualità di vino e l’altra dipendono maggiormente dal terreno in cui la vigna viene piantata, dall’età della vite e dalla sua posizione geografica. Il fatto che lo Chardonnay germogli in modo precoce, lo espone al rischio delle gelate che si manifestano soprattutto in primavera, mentre la consistenza sottile della buccia degli acini favorisce il processo di alterazione che può danneggiarlo. Per questo il momento della vendemmia diventa fondamentale per la buona riuscita del vino e deve essere valutato con la massima attenzione. Se infatti l’uva è troppo matura, il vino avrà un grado di acidità eccessivamente basso, perdendo parte della sua sapidità.

Le caratteristiche ampelografiche dello Chardonnay

Le caratteristiche ampelografiche del vino Chardonnay sono facilmente riconoscibili, si tratta di una vite a foglia media orbicolare, presenta un grappolo medio piramidale con l’ala compatta e non molto pronunciata. È dotata di un tipo di acino a grandezza media con la buccia a consistenza non doppia e tenera di un colore giallo marcato. Abbiamo già detto che è molto adattabile ma preferisce crescere in terreni calcarei-argillosi, freschi e ventilati. Presenta poca sensibilità all’oidio e alla botrite e maggiormente alla flavescenza dorata, una caratteristica tipica dei vitigni femminili.

Tutte le caratteristiche del bianco Chardonnay

Dal colore giallo dorato, il colore dello Chardonnay può variare in base ai metodi di produzione e al passaggio in barrique, che ne determina la maggiore o minore intensità di tonalità, con incursioni di colore verde. Il profumo è sempre pieno e intenso, una combinazione piacevole tra gradazioni agrumate e frutti tropicali ma anche menta, rocce e fiori bianchi, come il Pinot Noir. Se è fermentato nel legno, invece, si troveranno suggestioni smoky e vanigliati, che vengono esaltati con il passare degli anni.

Abbinamenti tipici consigliati

Lo Chardonnay è un vino strutturato che si abbina perfettamente al pesce, ai crostacei, ai piatti indiani a base di riso e verdure, alle carni bianche come il coniglio e l’agnello e ai fritti. Molti anche i primi che si associano perfettamente, come i tortelli ripieni di verdura, il risotto alla pescatora, gli spaghetti alle vongole, le tagliatelle ai porcini e il risotto o la pasta al tartufo, perché ne esaltano il sapore, lasciando un retrogusto vanigliato molto piacevole.