Il Rosazzo DOCG rappresenta una delle massime espressioni storiche del terroir enograstronomico friulano.
Vino bianco raffinato e con una grande personalità, nel 2011 ha ottenuto il riconoscimento di denominazione di origine controllata e garantita, un marchio che gli è valso l’autonomia dalla precedente denominazione Colli Orientali del Friuli DOC.

Cenni storici
La storia di questo DOCG si intreccia con quella dell’Abbazia di Rosazzo, un importante complesso monastico che domina i colli orientali del Friuli ed eretto dai monaci agostiniani tra il 1068 e il 1070.
Dai documenti finora rintracciati, sappiamo che l’abbazia svolgeva un ruolo trainante nella produzione vinicola della zona già dalla prima metà del XIV secolo.
La prima attestazione scritta della tradizione vitivinicola della zona risale al 1341, quando Bertrando di San Genesio, patriarca di Aquileia, minacciò di scomunicare gli occupanti di una selva dell’Abbazia di Rosazzo intenzionati a non piantare viti.
Tutt’oggi, l’Abbazia cela una delle più antiche cantine della regione, con le originali botti di rovere necessarie a far maturare il vino.
In seguito al Concilio di Costanza del 1415 che segnò la fine dello scisma d’Occidente, s’instaurò un accordo anti-veneziano tra l’imperatore del Sacro Romano Impero Sigismondo e Ludovico di Teck, nuovo patriarca di Aquileia.
Ne scaturì un violento conflitto conclusosi con la vittoria della Serenissima che, nel 1420, annesse ai suoi già vasti possedimenti di terraferma anche il Cadore e il Friuli, sostituendosi al dominio aquileiano sull’Abbazia di Rosazzo.
La Repubblica, con il suo fare sfarzoso e meta di principi da tutta Europa, contribuì non poco a far conoscere l’importanza dei vini friulani. Già nel 1595, infatti, Andrea Bacci potè scrivere, nel suo De naturali vinorum historia, che il vino di Rosazzo era particolarmente apprezzato dai tedeschi.
Sono innumerevoli le attestazioni entusiastiche che confermano il successo di questo vino e non da ultimo quella di Marin Sanudo che, nel 1716, stila il suo Itinerario per la terra ferma nel quale riconosce ai vigneti dell’abbazia di Rosazzo un’incredibile qualità.
Ed è proprio al monastero di questo piccolo comune che va riconosciuto il merito di aver svolto, nel corso di quasi mille anni, un ruolo trainante per l’agricoltura locale.

Area di produzione
L’area di allevamento delle uve destinate alla produzione di Rosazzo DOCG lambisce i comuni di Manzano, Oleis e Poggiobello, risale verso Premariacco per poi ridiscendere in direzione Corno di Rosazzo e muoversi a ovest verso San Giovanni al Natisone.
Si tratta, quindi, di un’area che ricade interamente nella provincia di Udine, con terreni caratterizzati da marne e arenarie.
In totale, questo territorio copre 50 ettari di vigneto che, nel 2019, ha portato alla produzione di 1200 ettolitri di Rosazzo DOCG.

Caratteristiche organolettiche
Alla vista, il Rosazzo DOCG esibisce un colore giallo paglierino intenso mentre all’olfatto colpisce il profumo pungente del timo, bilanciato da quello più vellutato della camomilla.
All’assaggio, il vino ha un sapore secco e armonico, fresco al palato con note di mele golden che lasciano una inaspettata sensazione setosa.

Disciplinare di produzione
Nel rispetto delle tecniche di produzione tradizionali, il disciplinare consente l’affinamento del vino in contenitori di legno.
Inoltre, le disposizioni del Rosazzo DOCG obbligano i produttori a porre in commercio il vino a decorrere dal primo aprile del secondo anno successivo all’annata di produzione delle uve.
Per questo, nell’etichetta di questo vino DOCG è obbligatoria l’indicazione dell’annata di produzione delle uve.
Non sono note le tecniche tradizionali di allevamento dei vitigni le cui uve concorrono alla nascita del vino di Rosazzo. Tuttavia, al fine di migliorare la qualità delle uve senza intaccarne la quantità, il disciplinare prevede le forme del guyot, del cordone speronato e del doppio capovolto.
La composizione ampelografica del bianco storico di Rosazzo deve rispettare le percentuali di uve provenienti dai seguenti vigneti: Friulano: 50%; Sauvignon: dal 20% al 30%; Pinot Bianco o Chardonnay: dal 20% al 30%; Ribolla Gialla fino al 10%. Infine, possono concorrere anche altri vitigni, purché risultino idonei alla produzione nella provincia di Udine e per una misura non superiore al 5%.