Cenni storici
Rispetto ad altri vini, la storia della IGT Toscana è relativamente recente e prende le mosse agli inizi del XVIII secolo, quando i bandi Granducali iniziarono a definire la delimitazione territoriale di alcuni vini particolarmente apprezzati sul mercato.
Tale attenzione fu da stimolo alla creazione, nel 1753, dell’Accademia dei Georgofili, con sede a Firenze e attiva nella sistemazione del suolo e nello studio delle migliori tecniche di allevamento.
La collaborazione tra i viticoltori toscani e gli esperti del settore, condusse in breve tempo alla cristallizzazione di una vera e propria tradizione tipologica e produttiva, con la comparsa della cantina Vini Sociale.
Col sopraggiungere del XIX secolo, il settore vitivinicolo toscano subì una brusca battuta d’arresto provocata dalla diffusione dell’oidio e dell’epidemia dell’afide filossera.
Arrestata la diffusione di queste malattie, il 1920 segnò l’anno della rinascita. In Toscana, si provvide a portare avanti un processo di differenziazione sulla base della denominazione di origine, la cui sistemazione avvenne solo 27 anni più tardi grazie all’intervento dell’Ufficio Internazionale del Vino.
Si apriva però il contenzioso tra gli interessi territoriali e le diverse categorie imprenditoriali. In tutto ciò, la cultura del vino toscano rimase intatta ed era espressa dalle due tipologie fondamentali di vino bianco e rosso.
Iniziò a farsi strada la possibilità che, accanto all’etichetta di denominazione controllata, potesse essercene una in grado di identificare i riferimenti territoriali.
Mentre le nascenti doc trovavano nella qualità dell’uvaggio un fattore determinante, il vino tipico si orientava invece verso le alte rese unitarie, specie in Toscana, dove i vini rossi sono decisamente legati a occasioni di consumo quotidiane.
Fu con il Trattato di Roma del 1957 e l’avvento dell’Unione Europea che, quelli tipici, divennero vini a indicazione geografica.
Con il loro inserimento tra i vini da tavola, ammettendo tagli correttivi pari al 15% (e non più al 5, come era precedentemente) e una destinazione contemporanea dei vigneti, il 9 ottobre 1995 si sancì la nascita della IGT Toscana.

Area di produzione
La zona di produzione delle uve da cui produrre IGT Toscana abbraccia le province di Massa Carrara, Lucca, Pistoia, Prato, Firenze, Arezzo, Livorno, Grosseto, Siena e Pisa.
A essere determinante per lo sviluppo delle vite coinvolte nella produzione di IGT Toscana è il regime idrico del territorio. A questo proposito, le caratteristiche tipiche del suolo sono toscano sono la capacità di immagazzinamento dell’acqua, la profondità, la composizione granulometrica e le sostanze organiche disciolte.
Queste proprietà determinano due fasce ottimali per la produzione di uve impiegate nella IGT Toscana, ovvero l’area settentrionale della regione, costituita dalle zone collinari della Lunigiana, della Garfagnana, del Mugello, del Casentino, di Pratomagno e della Valtiberina e, a sud, la striscia più meridionale della Maremma grossetana.
Quest’area, che corrisponde grossomodo a circa 662.000 ettari, si caratterizza per il suo clima mediterraneo con inverni umidi e freddi ed estati calde e secche.

Le caratteristiche organolettiche
I vini della IGT Toscana, rosso, novello e abboccato, presentano toni violetti e rubini, mentre tendono al granato con la maturità. All’olfatto, mentre il rosso e il novello effondo aromi primari e secondari semplici ma vivaci, l’abboccato ha profumazioni più vellutate.
In ogni caso, quando si tratta di vino rosso IGT Toscana, il sapore è mediamente acido e al palato si avverte tutta la giovinezza dei vitigni.
Il vino bianco, bianco abboccato e frizzante IGT Toscana, invece, ha un colore tenue con riflessi smeraldi, odori floreali e un sapore sempre vivace, fresco ed equilibrato.

Disciplinare di produzione
Come previsto dal disciplinare di produzione dei vini a indicazione geografica tipica Toscano o Toscana, non è possibile aggiungere qualunque altra qualificazione, compresi gli aggettivi fine, scelto, selezionato, superiore e simili.
Il sistema di allevamento, così come stabilito sin dal 1753, riguarda le tradizionali tecniche della controspalliera e della potatura: guyot, capovolto e a cordone semplice o speronato.