Origine
La Bonarda è un vitigno a bacca rossa che vanta una storia antica. La sua coltivazione risale tra il XVII e il XIX secolo, trovando terreno fertile sui colli piemontesi. Grazie alla sua rarità e alla qualità che offre, è conosciuta anche con il nome di Uva Rara. Tuttavia, sin dal 1800, viene confusa con altre uve come ad esempio quella d’alessandrino o del torinese.

Storia e territorio
La Bonarda è da sempre erroneamente definita anche in Piemonte. Difatti viene denominata Croatina nei pressi dell’Oltrepò Pavese e dei colli Piacentini, Uva Rara a Vercelli e Novara. In realtà, è un vitigno del Piemonte autoctono e puro che sta lentamente scomparendo. Questo accadde in principio, a causa della fillossera, parassita che colpisce le viti molto aggressivo e molto difficile da estirpare. Per ovviare al problema, la Bonarda viene prodotta insieme al vitigno della Croatina e del Barbanera, al fine di non far scomparire la coltivazione di questa pregiata uva. La produzione della Bonarda, vanta una zona molto concentrata di circa 750 ettari. Per converso, la Croatina ne vanta 5.900.
L’area geografica interessata, occupa una fascia che va da Chieri a Monferrato fino alle prossimità di Asti. Si possono trovare delle piccole produzioni fuori dal Piemonte, nella fattispecie in Valsusa, Pavia, Piacenza e nel Pinerolese. Si presenta come un vitigno vigoroso, dalle potature corte, allevato con il Guyot. La Bonarda predilige terreni poco fertili di natura argillosa.

Denominazioni
Per quanto riguarda il disciplinare delle denominazioni di origini controllate, lo si trova nel Albugnano DOC, Canavese DOC, Monferrato DOC e Piemonte DOC.
Purtroppo la delicatezza del vitigno è minata dalla peronospora e dalle gelate. Inoltre, a volte, si presentano problematiche legate all’acinellatura. Tuttavia resiste molto bene alla tendenza a marcire, alla tignola e all’oidio.

Caratteristine ampeleografiche
L’ampellografia del vitigno Bonarda, si presenta alla vista mediante una foglia di medie dimensioni, cuneiforme, pentalobata o trilobata. Il grappolo si compone di un ala, compatto oppure spargolo. Infine l’acino, dalla buccia pruinosa di colore blu-nero, si manifesta con una forma ellissoidale di media o piccola grandezza.

Caratteristiche organolettiche
Le proprietà organolettiche della Bonarda, risultano delicate all’olfatto donando sfumature purpuree a sfondo scuro. Si riescono a sentire ben distinti i profumi dei frutti a bacca, quali la ciliegia. Il sapore asciutto, frutto dei tannini moderati, risulta piacevole al palato con una gradazione che non stona. Va presentato ossigenato da almeno un’ora prima, alla temperatura ottimale di 16°. Per un miglior risultato, è consigliato l’assaggio in un calice da vino rosso strutturato, dalla forma a luce ampia o baloon.

Abbinamneti
La Bonarda è un un vino che riesce ad accostarsi a numerosi piatti, anche classici della cucina italiana. Tuttavia riesce ad offrire il meglio delle sue potenzialità se accompagna cassoeula, bolliti, salumi, zampone e cotechino. Si presta ottimamente anche a primi a base di carne come ravioli, risotti, paste lunghe o in brodo. Alcune versioni strutturate del vitigno, sono indicate per valorizzare pietanze composte da carni, salumi e formaggi particolari e stagionate.