La vigna ed i fattori fondamentali per la produzione di vini di qualità

grapeharvest

Il vino è un elemento essenziale della nostra cucina, che necessita di alcuni fattori favorevoli per risultare gustoso e gradevole al palato, sviluppando le sue caratteristiche peculiari di ogni tipologia.

La buona riuscita del prodotto nasce dalla vigna e dal terreno scelto per costruirla, esposto a determinate condizioni climatiche e in grado di assicurare acini ben bilanciati dal punto di vista del sapore, se lavorati in seguito correttamente.

In questo articolo analizzeremo nel dettaglio quali sono i parametri da tenere in considerazione quando si decide di avviare una produzione di questo genere, impiantando in una zona piuttosto che in un’altra e tenendo conto di fattori come il vento, la pioggia, l’umidità e il sole.

Il nostro paese è decisamente ricco di soluzioni ideali per la realizzazione di una vigna prolifica, dal microclima profondamente favorevole non solo nel breve, ma anche nel medio e lungo termine. La terra deve infatti possedere delle caratteristiche particolari in termini di composizione, che di seguito andremo ad analizzare nel dettaglio.

Tipologie di terreno ideali per la realizzazione di un vigneto

Il terreno è essenziale per la crescita di vitigni di ottima qualità, poiché non tutte le composizioni sono adeguate e la loro diversità determina la tipologia di acini che andranno poi a crescere.
Insieme al clima, alla latitudine e alla longitudine, si tratta del fattore essenziale che ogni bravo coltivatore deve tenere a mente, verificando quanto il terriccio sia ricco di nutrienti utili al corretto sviluppo delle piante.

Tre sono gli elementi che entrano in gioco quando si decide di analizzare un parametro di questo genere: l’acqua, la capacità del terreno di drenare e le sostanze che sono disciolte al suo interno. Quando questi parametri si trovano a un livello accettabile e coesistono fra loro, la produzione che si viene a realizzare è certamente di qualità superiore e può essere venduta come prodotto d’eccellenza della penisola nel mondo. Ciò che essenzialmente deve essere basso come percentuale è il limo, poiché non possiede alcuna di queste caratteristiche benefiche e quindi non si dimostra adatto allo sviluppo della vite.

Il terreno perfetto è invece formato da argilla e sabbia, sedimenti che nel corso del tempo si sono depositati strato sopra strato, realizzando la formulazione ideale per la crescita delle radici.

Se vi siete chiesti come mai i vigneti sorgono solitamente su territori collinari, ecco spiegato il motivo, perché è più semplice che gli agenti climatici erodono la zona o al contrario depositino materiali utili provenienti dall’alto, che danno luogo al suolo migliore per la creazione di una vigna professionale.
Pertanto, in Italia, le regioni che maggiormente danno vita alla produzione italiana in termini vinicoli sono quelle che possiedono queste caratteristiche idrogeologiche, come ad esempio la Toscana o il Piemonte, ricchi di alture perfette per ospitare la composizione.

Il mix di particelle diverse è stato composto nel corso di molti decenni, danno luogo a strati differenti tra loro che svolgono tutti una funzione essenziale.
Quello più superficiale è chiamato humus, formato da scarti organici di animali e vegetali, che tuttavia poco interessa per la coltivazione della vite essendo le radici piantate molto più in profondità, in quello che viene definito strato organico.
È proprio questo che andrà ad influenzare in maniera determinante quelle che saranno le caratteristiche organolettiche della bevanda, donando una aroma più o meno riconoscibile al composto.

La parte inferiore è caratterizzata da uno strato roccioso, che in sostanza serve ad evitare la completa erosione del suolo anche quando questo si trova in discesa e potrebbe subire l’effetto degli agenti atmosferici. Pertanto, i nutrimenti dei quali necessita la vite per crescere correttamente non sono molti, mentre al contrario è quantomai importante che le radici vengano stabilite su una superficie capace di drenare correttamente le acque provenienti dalle precipitazioni, creando dei magazzini sotterranei senza però provocare pericolosi ristagni di liquidi, che potrebbero far marcire la pianta dalla base.

Un abile coltivatore deve sapere come regolare l’apporto idrico alla vigna in base al susseguirsi delle stagioni dell’anno, così da favorire una crescita perfetta.
Le riserve dovranno pertanto essere più abbondanti in primavera, quando si osserva il maggiore sviluppo delle radici, mantenendosi più o meno costante in estate per poi scemare con l’arrivo dell’autunno, quando la naturale umidità compie di fatto buona parte del lavoro.
Lo stress idrico della vigna permette infatti maggiormente agli acini di svilupparsi sui rami, assumendo le proprie caratteristiche in termini di colore e sapore del succo, ancor prima che questo venga lavorato a mano o con i macchinari.

L’importanza del clima per la costruzione di una vigna

Come la maggior parte delle piante sul pianeta, anche il clima investe un ruolo di primo piano nello sviluppo della vite e quindi degli acini di uva. Il fattore da tenere fortemente in questione è l’altitudine, che determina la temperatura in ogni stagione dell’anno.

In particolar modo, la vite è una pianta piuttosto delicata, che teme sia le gelate primaverili proprio mentre sta completando la sua crescita, sia l’eccessivo calore estivo, che potrebbe seccare i rami e non portare al risultato desiderato.

La zona migliore per far crescere una vigna è pertanto quella che presenta bassi livelli di piovosità e umidità, così che il terreno possa essere tenuto sotto controllo attraverso una gestione corretta delle acque a seconda delle esigenze.
Inoltre, è fondamentale che la zona sia illuminata dal sole per la maggior parte del tempo, poiché i rami e le radici soffrono notevolmente le temperature al di sotto dei – 15 gradi nella variante italiana.

Se pertanto sono previste gelate inaspettate e improvvise per un determinato territorio, il suggerimento è di coprire la vigna con dei teli e impedire al ghiaccio di danneggiare irrimediabilmente la produzione futura. Questo dovrebbe avvenire soprattutto nei primi anni di vita della pianta, quando non si è ancora formato uno strato di sughero abbastanza resistente da sopperire alla presenza di un clima non idoneo ed eccessivamente invernale.

Interessante è il fattore dell’escursione termica che, se non troppo elevata, influisce in maniera positiva sul gusto degli acini. Questi infatti sviluppano al loro interno sostanze aromatiche, che rendono la bevanda intensa, raffinata ed elegante al palato, riconoscibili come gusto ma mai troppo invadenti.

In linea generale, la temperatura ideale per il germogliamento va dagli 8 ai 12 gradi, quella per la fioritura dai 17 ai 22 gradi, quella per la maturazione dai 22 ai 28 e infine quella per la vendemmia dai 17 ai 23.
Se il terreno prescelto rispetterà questi parametri e soprattutto avrà un discreto sbalzo termico dal giorno alla notte, siate certi che la vostra produzione sarà di ottimo livello e rispetterà tutti gli standard previsti dalla tipologia di vino della zona.

potatura a secco in vigna

Il ruolo della potatura nell’ottenimento di un ottimo vino

Gli esperti del settore sanno che tanto del sapore di un vino dipende dal tipo di trattamento che è stato riservato alla pianta nel corso del tempo.

La potatura è infatti un fenomeno periodico che viene portato avanti a mano o con mezzi meccanici in alcuni periodi dell’anno, così che i rami possano crescere più forti e sani e gli acini che verranno acquistino sapore e aromi particolari e riconoscibili nel mondo. È possibile riconoscere in sostanza due diversi periodi di potatura in vigna, quella a secco, che avviene solo nella stagione invernale, e quella verde, che viene eseguita nel corso del periodo estivo.

La prima viene fatta in periodo che oscilla da novembre a marzo, a seconda delle caratteristiche della pianta e nel momento del suo stato vegetativo.
Si tratta di un’operazione estremamente delicata, che merita di essere eseguita nel migliore del modi per consentire uno sviluppo adeguato durante il periodo del risveglio della natura. Quando ci si accinge a compiere questa operazione, è importante tenere presente che il numero delle gemme lasciate su ogni ramo influenzerà raccolto e sapore.

Se infatti si decide di lasciarne molte, verranno prodotti numerosi acini, utili se la produzione è di tipo professionale; tuttavia questi avranno un sapore leggermente meno concentrato e poco zuccherino, dovendosi le sostanze suddividersi e muoversi su una superficie più ampia.

In tal senso è quindi opportuno tenere presente la composizione del terreno, poiché se questo è fertile il problema potrebbe essere di lieve entità, se invece è secco allora potrebbe manifestarsi con maggiore evidenza, andando a rovinare il tutto in termini di gusto e sapore.

Per quanto concerne la potatura estiva, questa viene modulata a seconda dello stato di salute della pianta, che si mostra in tutta la sua crescita nel corso della primavera per richiedere tutti gli aggiustamenti del caso, se necessari.

In base a quanto è cresciuta sarà possibile intervenire in maniera più o meno importante e per questo motivo è importante affidarsi a professionisti del settore, che sappiano constatare attentamente ciò che hanno davanti agli occhi, agendo nella maniera meno invasiva possibile. Il primo passo da compiere è pertanto quello dello spollonatura, che consente di eliminare i germogli nati dalle gemme che si trovano lungo il tronco, non produttivi come quelli che invece sono nati sui rami e sono esposti a favorevoli condizioni climatiche ogni giorno.

Si tratta di una sorta di selezione sul prodotto della natura, così che i frutti continuino il loro sviluppo concentrando tutte le sostanze al loro interno e risultando gradevoli dal punto di vista degli aromi e del loro bilanciamento.

Il secondo passaggio è quello della cacchiatura, un’ulteriore scrematura di dei germogli in eccesso sugli sperono, da eseguire rigorosamente a mano per evitare di compromettere anche quelli migliori. Successivamente quelli considerati idonei verranno legati e fissati ai fili posti orizzontalmente, che definiscono il senso di crescita della pianta, privati degli apici e delle foglie che sono cresciute solo in un secondo momento. Questi procedimenti si chiamano cimatura e sfogliatura, utili a permettere ai raggi del sole di raggiungere gli acini e alla luce di favorire la loro crescita secondo tempi prestabiliti.

Per migliorare la resa zuccherina del prodotto, se i grappoli sono eccessivi nel numero, sarà possibile rimuovere quelli più periferici o disposti in zone scomode, così che gli altri ottengano il massimo dell’apporto nutritivo nel periodo più importante della loro maturazione, quello successivo all’estate.

L’autunno è infatti la stagione ideale per raccogliere i frutti del proprio lavoro e verificare se ogni passaggio è stato eseguito nella maniera corretta, con l’aiuto di un terreno favorevole e di condizioni climatiche idonee al mantenimento della vite.

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