Quando nel 1859 Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia, decise di innalzare Rosa Vercellana, sua amante, poi sposata con rito morganatico, al rango nobiliare, scelse come titolo “contessa di Mirafiore e Fontanafredda”, con un rimando sia alla residenza torinese sia alla tenuta di Serralunga d’Alba, acquistata l’anno precedente. Il titolo nobiliare fu trasmesso, di conseguenza, al figlio Emanuele e, successivamente, al nipote Gastone, rampolli del neonato casato di conti le cui origini si intrecciano indissolubilmente allo sviluppo e all’espansione dell’azienda vitivinicola da essi stessi condotta e alla diffusione internazionale del Barolo. Il nome Mirafiore, oggi, si traduce in una nuova gamma di vini unici e particolari per origine, carattere e personalità, che presentano al mercato il rigore e l’importanza della tradizione dei grandi rossi di Langa. Sono contenuti in una bottiglia appositamente realizzata con l’85% di vetro riciclato, che riprende le fattezze del contenitore in uso nei primi anni del Novecento.