Vini Italiani, i vitigni interessanti

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Il nostro paese può essere considerato uno tra i più importanti produttori di vino al mondo. Gran parte delle regioni d’Italia sono, infatti, caratterizzate da una più che millenaria tradizione vinicola, i cui prodotti sono riusciti a divenire famosi e apprezzati in ogni parte del mondo.

Nonostante la competenza e la tecnica dei viticoltori contributo a rendere grande la storia vinicola italiana, il forte sviluppo della viticoltura è dovuto principalmente alle particolari caratteristiche dei vigneti, capaci di rendere i vini italiani ricchi di aromi, di profumi e, ovviamente, di gusto.

Nei paragrafi successivi verranno, quindi, descritti alcuni dei vitigni che hanno contributo a mettere l’Italia fra i primi posti al mondo nella produzione, così da comprendere al meglio le diverse tipologie, caratteristiche e gli aromi di alcuni dei vini italiani più conosciuti.

Bolgheri Sassicaia

Annoverati tra i principali prodotti vinicoli del nostro paese, i vini Sassicaia rappresentano una vera e propria eccellenza del territorio toscano. Nato dalla volontà di creare un vino di forte personalità da parte del marchese Mario Incisa della Rocchetta, il Sassicaia viene considerato primo rosso di taglio bordolese della storia di Bolgheri, definizione dovuta alle presenza di alcune barbatelle di cabernet sauvignon e di cabernet franc.

Per oltre vent’anni, la realizzazione del prodotto, oggi considerato tra i principali vini italiani, rimase di dominio privato. Solamente nel 1968 ne fu commercializzata la prima annata, la quale suscitò la curiosità del noto critico Gino Veronelli.

In origine considerato Vino da Tavola, il Sassicaia assunse ben presto la definizione IGT, permettendo alla Tenuta San Guido di essere conosciuta in tutto il mondo per la produzione di sempre più negli anni a seguire fino a far rivalutare la Tenuta San Guido, Bolgheri, la Toscana ma soprattutto l’Italia come Paese in grado di produrre vini pregiati.

Sangiovese

Famoso almeno quanto i vini Sassicaia è il Sangiovese, vitigno a bacca nera più coltivato nel nostro paese. Diffuso in diverse regioni d’Italia, il Sangiovese rientra nella composizione di moltissimi fra i principali vini italiani, fra cui Chianti, Morellino di Scansano e, ovviamente, Brunello di Montalcino.

Il vitigno è caratterizzato da origine antichissime, in quanto diversi studi ne testimoniano la diffusione sul territorio dell’italia centrale già a partire dal periodo etrusco.
La grande diffusione del vitigno, presente anche in alcune coltivazioni della Corsica, rende più che mai complessa una descrizione accurata delle caratteristiche del vino ricavato dal Sangiovese, le cui differenti espressioni possono variare da economici rossi fino a vere e proprie eccellenze come il Brunello di Montalcino. In linea di massima è comunque possibile affermare che i vini ricavati da questo vitigno sono contraddistinti da una spiccata acidità, da una struttura non propriamente robusta e da un alto contenuto di tannini.

Quella Sangiovese è un’uva a maturazione tardiva, capace di adattarsi in maniera brillante a diversi tipi di suoli. A ogni modo, terreni ricchi di sedimenti calcarei riescono a esaltare gli aromi e le qualità del prodotto finale.

Moscato bianco

Vitigno coltivato in gran parte delle regioni d’Italia, ma le cui origini si trovano nel bacino medio-orientale del Mediterraneo, il Moscato è una varietà bianca estremamente pregiata, il cui nome, attribuito durante il Medioevo, è dovuto al profumo intenso e al dolce aroma che è in grado di sprigionare.

Vino caratterizzato dalle antichissime origini, quello prodotto dai vitigni di Moscato era un tempo considerato un prodotto da ricchi, capace negli anni di diffondersi non solo in Italia, ma anche in gran parte d’Europa e in Sudafrica.

Tra le diverse varietà di Moscato, quella più pregiata è la bacca bianca, qualità che permette la realizzazione di uno dei vini italiani più pregiati, caratterizzato da un sapore dolce a causa dell’appassimento degli acini.
Risulta necessario ricordare che il Moscato è il vitigno dal quale vengono realizzati anche alcuni celebri bianchi secchi, tra cui è impossibile non citare il Valdostano Muscat di Chambave e il Moscato Alto Adige Doc, noto anche come Goldmuskateller.

Nebbiolo

Considerato il principale tra i vitigni autoctoni del Piemonte, il Nebbiolo rappresenta una delle coltivazioni a bacca nera più pregiate dello Stivale.
Utilizzata nella produzione di vini pregiati italiani come Barbaresco e Barolo, l’uva proveniente da questo vigneto deve il suo nome ai suoi acini, ricoperti da un fitto strato di pruina.

La produzione del Nebbiolo ha inizio, con estrema probabilità, durante l’epoca romana, tuttavia è nel Basso Medioevo che questo vitigno inizia a essere citato con insistenza in diverse documentazioni dell’epoca.
La consacrazione avviene diversi secoli dopo, più precisamente nella prima metà del diciannovesimo secolo. Nel 1884, infatti, l’enologo transalpino Louis Oudart inizia con successo la produzione del Barolo, a distanza di quasi 200 anni ancora considerato uno dei più pregiati vini italiani.

L’uva Nebbiolo appartenente a questo vigneto è caratterizzata da una grande versatilità, infatti può essere soggetto a diverse tecniche di produzione garantendo sempre risultati di elevata qualità. Il vino ricavato dal Nebbiolo è un rosso principalmente contraddistinto da raffinatezza e complessità, dovuta a una spiccata vena acida, grande robustezza e tannini possenti.

vini italiani rappresentati dal vitigno trebbiano

Trebbiano

Citato da Plinio il Vecchio nel suo trattato Naturalis Historia, il Trebbiano è una famiglia di vitigni a bacca bianca diffuso in Francia e soprattutto in Italia. Capace di formare autonomamente 7 differenti denominazione DOC (Trebbiano d’Abruzzo, Trebbiano di Romagna, Trebbiano di Aprilia, Colli Piacentini Trebbianino Val Trebbia, Trebbiano di Arborea, Trebbiano di Capriano del Colle eTrebbiano Spoletino), questo vitigno affonda le sue radici nell’epoca romana ed è caratterizzato da una grande capacità di adattamento alle diverse zone climatiche dello Stivale, aspetto che gli ha consentito di crescere in diverse regioni d’Italia.

Nonostante non goda delle popolarità di vitigni come Gewürztraminer, il Pinot o il Sauvignon, il Trebbiano è attualmente il primo vitigno a bacca bianca per estensione nel nostro paese.

Gewürztraminer

Noto anche con la definizione di taminer aromatico, il Gewurztraminer è un vitigno a bacca bianca tra i più rappresentativi del nord Italia. Coltivato in Trentino Alto-Adige, questo vitigno rappresenta il simbolo della tradizione vinicola altoatesina, non solo per il sapore forte e deciso, ma anche per il suo passato risalente addirittura al V secolo a.C.

Divenuto popolare solamente nella seconda metà del secolo scorso, il vino realizzato mediante l’utilizzo di queste uve si caratterizza per i suoi aromi netti e per la notevole attitudine gastronomica.
Sono moltissime, infatti, le pietanze che si prestano a essere abbinate a questo vino: dalla carne al pesce, fino ai piatti della cucina orientale.
I particolari metodi di produzione a cui sono soggetti i vini realizzati utilizzando gli acini dell’uva Gewürztraminer consentono di imbottigliare un prodotto caratterizzato da un’acidità unica, da importante morbidezza e da grande freschezza.

Primitivo

Vitigno la cui diffusione risale alla seconda metà del diciottesimo secolo, il Primitivo è un vitigno a bacca nera diffuso in gran parte delle regioni del sud Italia.

La storia del Primitivo si concentra prevalentemente in Puglia, regione dove ne sorgono le più importanti coltivazioni. Fu proprio qui che nel 1700, don Francesco Filippi Indelicati, riscontrò una maturazione più rapida nel vitigno Zagarese, successivamente rinonimato Primitivo grazie alla sua capacità di terminare la propria maturazione già nel mese di agosto.

Diffusosi rapidamente su tutto il territorio pugliese, questo vitigno rappresenta ancora oggi una delle eccellenze enogastronomiche del territorio Salentino, come dimostrato dalla certificazione IGT.
Il vino Primitivo varia nell’aroma e nel gusto in base alla zona di coltivazione. Tuttavia, in virtù del clima secco e caldo che caratterizza il tacco dello Stivale, il sapore fruttato concentrato e l’alcol relativamente alto rappresentano caratteristiche comuni a tutte le bottiglie.

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