La carta di identità del vino: impariamo a leggere l’etichetta

carta identita vino igp dop

La storia dell’etichetta è molto antica, più di quanto si possa credere. Molti studi dimostrano che le prime testimonianze delle etichette risalgono al periodo dei Greci, Fenici e Romani, il cui utilizzo era quello di marcare le anfore. Nel Medioevo, il vino veniva conservato e commercializzato in recipienti in terracotta e come etichette venivano impiegate placche di avorio, madreperla, metallo e osso. Venivano poi appese con delle catenelle dopo il processo di incisione in cui veniva specificato il nome del prodotto.

etichetta metallo

Molti anni più tardi, le bottiglie in vetro presero il posto delle anfore e si cominciò a presentarle sulla tavola imbandita. Le etichette erano di metallo sulla quale veniva inciso il nome del vino e per la prima volta l’anno di produzione.
Le prime vere e proprie designazioni in carta fecero la loro comparsa in Francia poco prima del 1750 grazie a dei produttori di Champagne (nello specifico Moet&Chandon) in cui cominciarono a scrivere a mano il nome del prodotto. Ben presto l’etichettatura in carta si diffuse anche in Germania e nella parte di produzione del Porto. Nel 1798, grazie all’invenzione della macchina per litografare, l’etichetta stampata si diffonde in maniera considerevole in tutta l’Europa. Esse divennero più ricercate e più belle, caratterizzate da un solo colore e decorate con corone, bordini, effigi e stemmi. Nel XIX Secolo, compare la prima controetichetta grazie a Giulio della Cremosina, che fece apportare sulla bottiglia del suo nebbiolo un piccolo pezzo di carta in cui vi erano più dettagli circa il prodotto: l’anno della raccolta, del periodo in cui veniva imbottigliato ed una piccola descrizione delle tecniche enologiche impiegate.
Bisogna però attendere il periodo Art Noveau e Liberty per poter ammirare le etichette più belle di sempre. Esse divennero delle vere e proprie raffigurazioni pubblicitarie complete a tutti gli effetti per ciò che riguarda l’informazione del prodotto.

Da questo momento, leggere l’erichetta non significava solo informarsi sul vino, ma era un modo per entrare nella storia dell’arte, in quella del costume e cultura di ogni singolo paese. Oltre a questo, talvolta sembra inglobare anche temi politici del territorio in cui viene prodotto, come ad esempio vini che prendono il nome da grandi personaggi storici (vino Don Camillo, Vino Beppone, Liquore Mussolini, Liquore Stalin…). Inoltre, in alcune si possono osservare raffigurazioni di fattorie, paesaggi incantevoli, palazzi storici e ville, stemmi delle più grandi nobiltà e blasoni.
Infine, vi sono alcune etichette che vengono in contro agli amanti del collezionismo introducendo temi presenti nei francobolli come ad esempio gatti, fiori, rettili e farfalle. Esse vengono studiate sia come informazione per il cliente e sia come pubblicità per convincerlo all’acquisto di quel prodotto.
È evidente che l’etichetta debba essere un attestato del prodotto ma nello stesso tempo deve essere gradevole agli occhi ed avvincente.

La regolamentazione dell’etichetta

La prima legislatura in materia di etichettatura dei vini risale ai primi anni ’50.
Nel Regolamento 1493/99, l’allegato VII definisce l’etichettatura come

l’insieme delle designazioni e delle altre menzioni, contrassegni, illustrazioni o marchi caratterizzanti il prodotto, che figurano sullo stesso recipiente, compreso il dispositivo di chiusura, nonché sul pendaglio appeso sul recipiente


Questo significa che da una parte l’etichetta è necessaria per tutelare il consumatore salvaguardandolo dalle frodi e per facilitarlo nelle scelte del vino. Dall’altra parte è importante per il produttore in quanto ha modo di trasmettere tutte le informazioni che considera utili per incoraggiare il destinatario all’acquisto del suo prodotto.

Elementi obbligatori di un’etichetta

Da questo piccolo pezzo di carta è possibile ottenere tutte le indicazioni ed informazioni utili di un determinato vino ed è importante saperle conoscere, ma soprattutto leggerle. L’etichetta è molto importante per il consumatore, in quanto attraverso essa egli potrà essere sicuro di ciò che sta per acquistare e se rispecchia le aspettative ed esigenze. Inoltre è una garanzia della qualità del prodotto stesso da parte del produttore e/o dell’imbottigliatore.

classificazione di qualità del vino

A seconda del tipo di vino e dalla sua posizione che occupa nella Piramide della Qualità, l’etichetta prevede casi diversi a seconda della tipologia del vino che sia vino senza classificazione di qualità, cioè i vini da tavola, o che sia di un vino IGP (a Indicazione Geografica Protetta) o DOP (a Denominazione di Origine Protetta).
La normativa generale sulle etichette del vino deriva dal Regolamento UE Nr. 607/2009 che menziona, a seconda dei casi, quali sono gli elementi obbligatori da apportare sulle etichette e quali facoltativi.
Gli elementi obbligatori da inserire sono il tipo di vino o la denominazione scritta per esteso; l’imbottigliatore, è importante segnalarlo nel caso in cui sia diverso dal produttore. Esso deve essere identificato dal comune di provenienza e dal nome, dal codice ICQRF compreso di sigla della provincia e da un numero progressivo; il volume del contenitore che lo contiene, che deve essere necessariamente preceduto dal simbolo di stima (℮), in base alle norme dell’Unione Europea e italiane; la percentuale in volume del tasso alcolico presente nel vino; la presenza o la sola traccia di solfiti, che deve essere espressa qualora il tenore di anidride solforosa totale nel vino sia uguale o superiore a 10 mg/l; il lotto di produzione, utile in quanto serve per avere la traccia della partita di vino. Esso indica la quantità di vendita prodotte (espresse ad esempio in numero di bottiglie) o confezionate in maniera identica. L’indicazione è libera per quanto riguarda la forma, ma ad una sola condizione: l’indicazione della partita deve essere univoca. Un esempio lampante è quello dello spumante metodo classico, il quale il lotto non indica la data nel quale vine imbottigliato, ma la fase della sboccatura (ovvero il momento preciso in cui viene materialmente confezionato per la distribuzione e vendita).
L’art. 50 del Regolamento 607/2009 sancisce che tutte le indicazioni ritenute obbligatorie devono essere scritte nello stesso campo visivo ovvero sull’etichetta frontale ossia senza doverle cercare singolarmente girando la bottiglia.

Etichetta del vino anteriore
Etichetta del vino posteriore
etichetta vini dop

Elementi obbligatori delle etichette per il vino da tavola, del vino IGT e del vino DOC

Gli elementi obbligatori dell’etichetta per un vino da tavola sono: il colore del vino accanto al nome; la natura merceologica del prodotto in questione. In questo caso il vino da tavola è all’ultima posizione della Piramide della Qualità. Il nome di chi si occupa dell’imbottigliamento e la sua sede; il marchio, cioè la raffigurazione che consente al consumatore di individuare il prodotto (stemma, emblema…); il volume del recipiente; il tasso di alcool presente; il lotto che indica la provenienza della partita; la quantità di anidride solforosa qualora superasse i 10 mg/l.

L’etichetta del vino IGT deve contenere l’indicazione geografica tipica, che serve per identificare il fatto che non si tratta di un vino da tavola, ma di uno prodotto da uva coltivata in una zona geografica specifica; zona geografica da dove proviene il vino; il nome della varietà di vite usata per la produzione di quel determinato prodotto; il nome dell’imbotrigliatore e la sua sede; il contenuto di anidride solforosa qualora superasse i 10 mg/l; il lotto da cui proviene la partita; il volume del contenitore; tasso di alcool presente.

L’etichetta del vino DOC deve menzionare la denominazione di origine controllata (Doc) o la denominazione di origine controllata e garantita (Docg) che va scritta per esteso e mai abbreviato e servono per certificare che si tratta di un prodotto qualificato e realizzato seguendo norme ben precise; la provenienza del vino e la zona geografica in cui viene coltivata l’uva; la sottozona del territorio in cui viene prodotto; il lotto della partita di vino da cui viene imbottigliato; l’anno di raccolta dell’uva; il volume del contenitore; il tasso di alcool presente; il grado di anidride solforosa qualora superasse i 10 mg/l.

Elementi facoltativi delle etichette del vino

Se gli elementi obbligatori non devo assolutamente mancare, ve ne sono altri facoltativi che sono a discrezione del produttore inserirle oppure no.
In alcune etichette si può, oltre alle diciture necessarie, inserire una descrizione che indica i pregi e le qualità del vino. Si può parlare di raccomandazioni circa l’abbinamento gastronomico e la temperatura (in gradi centigradi) ideale per il consumo e la modalità di servizio, come ad esempio la necessità di stappare la bottiglia alcune ore prima di essere servito e bevuto. O ancora il numero del recipiente o altre denominazioni previste in alcuni casi di vino a DOC o IGT come ad esempio l’anno di produzione, il Classico, il Superiore, la vigna, il vitigno.

Si può dunque concludere che l’etichetta ha origini davvero antiche ed è considerata come una carta d’identità del vino in quanto esprime tutti gli elementi necessari per identificare il prodotto in questione.

Torna in alto