Diradamento dei grappoli della vite

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Per ottenere un ottimo vino bisogna partire da un vitigno non solo di qualità, ma anche ben curato, in modo che possa rendere al meglio delle sue potenzialità.

La cura della vite passa da molte vie: per prima cosa il preservamento della sua buona salute, ma anche molte altre attenzioni volte a migliorarne l’aspetto e le capacità. Tra queste c’è sicuramente l’atto della potatura

La potatura è fondamentale per garantire la qualità della pianta e, tra le tecniche più usate, il diradamento dei grappoli della vite porta ad ottenere un prodotto di qualità dovuto ad una maturazione ottimale.

Perché potare la pianta

Ci sono molti motivi che portano al bisogno di potare la vite, ma in linea generale si può dire che l’importanza risieda nella necessità di ottenere successivamente un vino di ottima qualità.

La potatura, infatti, serve principalmente a mantenere sana la pianta, eliminando il superfluo e permettendo al resto della chioma di essere ben esposta al sole e ben arieggiata.

La buona esposizione, infatti, impedisce la formazione di muffe e permette al viticoltore di operare un buon controllo visivo sulla pianta, così che possa intervenire immediatamente in caso di parassiti o anomalie. 

Inoltre, eliminare il superfluo permette di concentrare tutte le risorse della vite (fotosintesi, sostanze nutritive assorbite dal terreno, ecc) su pochi elementi così da garantire una loro un’abbondante crescita. 

Quest’ultimo caso fa particolare riferimento al diradamento della vite, una potatura particolare che prevede l’eliminazione di alcuni grappoli, soprattutto quelli che sono meno promettenti in fatto di resa finale. 

Diradamento dei grappoli della vite: cos’è e perché viene effettuato

Il diradamento, perciò, è un tipo di potatura particolare che prevede l’eliminazione di alcuni grappoli, non necessariamente perché malati o che presentano qualche problema. 

L’obiettivo è infatti quello di garantire un’ottima qualità del vino prodotto, non la quantità, e per questo si fa in modo che la vite possa concentrare tutte le sue risorse su pochi grappoli, così da darne loro in abbondanza e permettere una crescita rigogliosa. 

Vengono eliminati, solitamente, i più distali rispetto all’inserzione del tralcio, quelli più grandi, con pochi acini invaiati o quelli malformati. Alla fine verrà lasciato un solo grappolo per tralcio, ovvero l’unico che potrà garantire la buona qualità del prodotto finale. 

Il periodo migliore per operare il diradamento della vite è quello più prossimo all’invaiatura, in questo modo avremo acini meno grossi ma molto più di qualità.

Questo tipo di potatura permetterà non solo la buona crescita del grappolo, avendo a disposizione tutte le risorse nutrizionali del tralcio per sé, ma la concentrazione di zuccheri sarà più alta e questo significa che il vino prodotto sarà di qualità superiore rispetto ad altri tipi. 

I tipi di diradamento della vite

Vien da sé pensare che l’unica modalità possibile sia il diradamento manuale, ma in verità si sono sperimentati molti altri metodi per riuscire a operare questo genere di potatura nel minor tempo possibile. Non sempre però questi hanno dato i risultati sperati. 

Il diradamento manuale

È sicuramente il più comune e quello che può garantire una resa migliore del lavoro. 

Consiste nell’esame visivo della vite, così da scegliere personalmente quali grappoli eliminare e quali mantenere. 

Con delle forbici da potatura si va ad eliminare manualmente i grappoli considerati di troppo e lasciare così sul tralcio l’unico da tenere. 

Per un intero vigneto questa è un’operazione veramente lunga e difficoltosa, viene stimato un lavoro di 40-50 ore per ettaro di terreno, è perciò sensato operare solo se la resa economica del vino che verrà poi commercializzato è adeguato alla mole di lavoro. 

Il diradamento chimico

Il diradamento effettuato manualmente, come abbiamo già accennato, è un’operazione lunga ed estremamente dispendiosa. Per vigneti di molti ettari il carico di lavoro può essere decisamente corposo e non equilibrato al ritorno economico dato dalla vendita del vino. 

Si sono perciò iniziate a sviluppare ipotesi e idee su altri metodi possibili da utilizzare per velocizzare questa operazione, senza perderne in resa. 

Il diradamento chimico è uno di questi: consiste nello spargere sulla pianta formulati ormonici alla fine del periodo di fioritura per diminuirne il numero durante l’allegagione.

Questo comporta che anche il numero degli acini verrà ridotto e, di conseguenza, si abbassa la capacità produttiva di una pianta.

Questo tipo di diradamento perciò non blocca ed elimina i grappoli per intero, ma il numero di acini presente su ciascun grappolo. 

La resa finale è molto simile al diradamento fatto manualmente, con costi molto più contenuti, ma è di difficile applicazione perché non è facile trovare una quantità standard di prodotto da somministrare alle piante: dipende dal numero di fiori, perciò deve essere volta volta adattato. 

Inoltre non è ancora chiaro quali potrebbero essere gli effetti a lungo termine dell’utilizzo di prodotti chimici, anche se prime evidenze rivelano che la pianta rischia di perdere nel lungo termine la sua capacità di produzione.

Il diradamento meccanico

Come è sempre stata nell’agricoltura, quando la manodopera dell’essere umano diventa sproporzionata rispetto alla resa economica o è eccessivamente complessa, la tecnologia viene in soccorso. 

Sono state inventate delle diradatrici meccaniche che permettono la sfoltitura dei fiori al passaggio della macchina: un’operazione che è in grado di ridurre considerevolmente i tempi. 

La difficoltà risiede però nell’impossibilità di scegliere quali fiori eliminare e quali invece mantenere, e inoltre la macchina non è nemmeno in grado di rispettare la regola dell’unico grappolo sul singolo tralcio.

Per questo le applicazioni in campo viticolo sono ancora quasi nulle e, per il momento, il metodo preferito per il diradamento della vite è ancora quello manuale. 

Conclusioni

Per molti viticoltori la qualità del prodotto finale, il vino, è più importante della quantità e per questo spesso operano il diradamento dei grappoli della vite.

Si tratta di una tipologia di potatura atta a eliminare alcuni grappoli, così da garantire una qualità maggiore di quelli restanti, che avranno accesso alla totalità delle sostanze nutritive senza doverle dividere con altri. 

Resta, però, tutt’oggi un’operazione lunga e complessa, nonostante l’aiuto delle tecnologie, e per questo il diradamento viene effettuato solo su vitigni che daranno origine a vini di eccellente qualità, che possono poi essere rivenduti a prezzi un po’ più elevati.

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