La DOC Sannio prende il nome dall’omonima zona collinare a nord di Napoli, a cavallo tra le province di Benevento e Avellino, nel cuore della regione Campania. L’area interessata dalla denominazione insiste sulla storica regione viticola del Samnium, la terra dei Sanniti, un antico popolo dell’epoca pre-romana. Il suo patrimonio storico è stato menzionato nelle opere di scrittori come Plinio il Vecchio, Catone e Orazio, che descrivevano i vini del Sannio come aventi un “aroma leggermente affumicato” e un “intenso profumo resinoso”. Il Sannio ha ottenuto la denominazione DOC nel 1997 e il suo disciplinare impone che le uve provengano da vigneti collinari, dove il clima è ideale per la coltivazione di uve di alta qualità, piuttosto che per i vigneti a valle, a clima più umido e dove i terreni fertili rendono difficile limitare le rese in vigna ed ottenere prodotti di alta qualità. Le aziende vinicole all’avanguardia seguono in genere la tradizione utilizzando per i loro vini le varietà tradizionalmente coltivate in zona, quali l’Aglianico, la Coda di Volpe, la Falanghina, il Fiano, il Greco, il Moscato bianco, il Piedirosso (localmente noto come Per’e Palummo) e lo Sciascinoso (localmente conosciuto come Olivella). I vini bianchi della DOC Sannio sono basati sui due vitigni Greco e Falanghina, i cui vini nelle versioni spumantizzate sono elaborati col Metodo Classico. Il disciplinare indica che il Sannio Bianco DOC deve contenere almeno il 50% di Greco, assieme a Trebbiano, Coda di Volpe, Falanghina, Fiano e Moscato che costituiscono la parte rimanente della miscela. Il Sannio Rosso è basato sul vitigno Sangiovese al 50%, mentre la parte rimanente può essere costituita da Aglianico, Barbera e Piedirosso. Ciascuno dei vitigni della denominazione dà anche vita al corrispondente vino varietale. La presenza di cinque sottozone rende la Sannio DOC una delle più complesse d’Italia, contando su più di 300 distinte tipologie di vino.