Aleatico di Puglia DOC

La denominazione di origine Aleatico di Puglia DOC si riferisce a diverse tipologie di vini rossi, a vari livelli di dolcezza, dertivati dal vitigno Aleatico. L’area coperta dalla denominazione è molto ampia, comprendendo essenzialmente tutte le sei province pugliesi: Foggia, Barletta-Andria-Trani, Bari, Taranto, Brindisi e Lecce. In questa vasta area tradizionalmente veniva prodotta più uva da tavola che uva da vino. Inoltre gran parte della produzione di vino viene tuttora utilizzata per vini da taglio o come base per vini fortificati e liquori. A causa di un disciplinare piuttosto morbido e dell’ampia zona coperta, l’Aleatico di Puglia DOC non è così famoso o stimato come i vini appartenennti alle altre denominazioni di Aleatico DOC, come ad esempio l’Aleatico di Gradoli DOC o l’Elba Aleatico Passito DOCG. L’Aleatico di Puglia tradizionale è più dolce e corposo rispetto alle tipologie del Lazio o della Toscana, soprattutto per il fatto che in Puglia il clima è notevolmente più secco e caldo. Infatti il nome della regione Puglia deriva dal latino “a pluvia“, “senza pioggia”. Per analoghi motivi l’Italia meridionale viene chiamata “Mezzogiorno“, proprio per via delle sue estati lunghe e calde (l’appellativo “Midi” dato al sud della Francia ha esattamente lo stesso significato e la stessa origine). Nella zona della denominazione Aleatico di Puglia DOC, con 300 giorni di sole all’anno e le temperature che nei pomeriggi estivi superano regolarmente i 40° C, le uve sviluppano alti livelli di concentrazione zuccherina. Inevitabilmente, quindi, i vini prodotti in queste zone sono ricchi di alcol e/o di zuccheri residui.

1) Cenni Storici della denominazione Aleatico di Puglia DOC

La storia della vite in Puglia ha radici antichissime e si ritiene che questa pianta sia stata sempre presente nel territorio della regione. La vite era probabilmente presente in Puglia prima dei tempi della colonizzazione greca – nel VIII secolo a.C. – tuttavia alcune delle varietà oggi considerate autoctone di questa regione sono state introdotte proprio dai greci, come il Negroamaro e l’Uva di Troia.

Dalla Grecia fu introdotto anche il sistema di coltivazione della vite ad “alberello”, il metodo più diffuso in Puglia. Con l’arrivo del dominio degli antichi romani – in seguito alla vittoria contro Pirro nel 275 a.C. – la produzione e il commercio di vino furono particolarmente vivaci e i vini della Puglia cominciarono ad essere presenti – e apprezzati – nella tavole di Roma.

Nella sua monumentale opera Naturalis Historia, Plinio il Vecchio, nell’elencare le varietà di uve greche, ricorda che in Puglia erano presenti le Malvasie Nere di Brindisi e Lecce, il Negroamaro e l’Uva di Troia. Plinio il Vecchio, Orazio e Tibullo hanno lasciato ampie testimonianze nei loro scritti sulle tecniche di coltivazione della vite e della produzione di vino in Puglia ai tempi degli antichi Romani, decantando – in particolare – il colore, il profumo e il sapore dei vini pugliesi.

Plinio il Vecchio definì Manduria – la terra della Puglia più rappresentativa per il Primitivo – come viticulosae, cioè “piena di vigne”. Manduria non fu l’unica zona a guadagnarsi l’appellativo di viticulosae: anche Mesagne, Aletium (Alezio) e Sava furono definite in questo modo da altri autori. Altri autori illustri di quei tempi – come Marziale, Ateneo e Marrone – elogiarono nei loro scritti le qualità dei vini pugliesi.

Con la costruzione del porto di Brindisi – nel 244 a.C. – il commercio del vino pugliese conosce un periodo piuttosto fiorente e a Taranto, con lo scopo di facilitare la spedizione e l’imbarco, si conservano enormi quantità di vino in apposite cantine scavate nella roccia lungo la costa.

Già a quei tempi, quindi, la Puglia diviene un importante “deposito” di vino, una terra che farà del vino, e dell’olio, due prodotti fortemente legati alla propria tradizione e cultura.

Il vino di qualità lascerà un segno indelebile nella cultura della Puglia: da merum, che in latino significa “vino puro” o “vino genuino”, deriva infatti il termine mjere, che in dialetto pugliese significa “vino”.

Dopo la caduta dell’impero romano, la viticoltura e la produzione di vino in Puglia subiscono un periodo di crisi e sarà solo per opera dei monasteri e dei monaci che le due attività saranno conservate e continueranno a caratterizzare la Puglia.

Nel Medioevo, in Puglia si registrano ancora enormi produzioni di vino: non a caso Dante Alighieri, nei suoi versi, descrive la Puglia come «terra sitibonda ove il sole si fa vino».

L’importanza dello sviluppo della viticoltura e della produzione del vino fu ben compresa anche da Federico II che – nonostante fosse astemio – fece piantare migliaia di viti nella zona di Castel del Monte, importando le piante dalla vicina Campania.

Il vino assume un ruolo strategico per l’economia della Puglia tanto che, nel 1362, Giovanna I d’Angiò firma una legge che vietava nel territorio l’introduzione di vino prodotto al di fuori della regione.

Sarà solamente durante il Rinascimento che i vini della Puglia cominceranno a conoscere i consensi delle altre zone d’Italia e di alcune zone della Francia, i vini pugliesi fanno il loro ingresso nelle tavole delle corti nobili.

Andrea Bacci, uno degli autori di vino più conosciuti di quel periodo, ricorda nella sua opera De naturali vinorum historia che nelle zone di Lecce, Brindisi e Bari si producono vini di “ottima qualità”, mentre dei rossi di Foggia e del Gargano dirà che sono vini di “media forza ma sinceri nella sostanza sicché durano fino al terzo anno e anche di più”.

Nei periodi successivi – nel 1700 e nel 1800 – la Puglia si farà sempre notare per le enormi quantità di vino prodotte, mai per la qualità, tanto che le eccedenze cominciano ad essere un serio problema, pur tuttavia costituendo un cospicuo profitto.

Riassumendo, la millenaria storia vitivinicola della regione, dalla Magna Grecia, al medioevo, fino ai giorni nostri, attestata da numerosi documenti, è la fondamentale prova della stretta connessione ed interazione esistente tra i fattori umani e la qualità e le peculiari caratteristiche del vino “Aleatico di Puglia”, ovvero è la testimonianza di come l’intervento dell’uomo nel particolare territorio abbia, nel corso dei secoli, tramandato le tradizionali tecniche di coltivazione della vite ed enologiche, le quali nell’epoca moderna e contemporanea sono state migliorate ed affinate, grazie all’indiscusso progresso scientifico e tecnologico, fino ad ottenere gli attuali rinomati vini.

Il Vino DOC Aleatico di Puglia ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 29 maggio 1973.

2) Area di Produzione della denominazione Aleatico di Puglia DOC

L’area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Aleatico di Puglia si estende su un ampio territorio collinare pugliese, in zone vinicole adeguatamente ventilate, luminose e favorevoli all’espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Aleatico di Puglia è localizzata nella:

  • regione Puglia e comprende il territorio delle province di Bari, Foggia, Brindisi, Lecce e Taranto.

3) Tipologie di Vino della denominazione Aleatico di Puglia DOC

  1. Aleatico di Puglia Dolce Naturale 

    Versione: Amabile
    Tasso Alcolometrico: 15%

    Vino Rosso dal colore rosso granata più o meno intenso, con riflessi violacei tendenti all’arancione con l’invecchiamento, odore delicato, caratteristico, più intenso ed etereo con l’età, e sapore moderatamente dolce, pieno, vellutato.

    Composizione:

  2. Aleatico di Puglia Dolce Naturale Riserva 

    Versione: Amabile
    Tasso Alcolometrico: 15%

    Vino Rosso Invecchiato dal colore rosso granata più o meno intenso, con riflessi violacei tendenti all’arancione con l’invecchiamento, odore delicato, caratteristico, più intenso ed etereo con l’età, e sapore moderatamente dolce, pieno, vellutato.

    Composizione:

  3. Aleatico di Puglia Liquoroso Dolce Naturale 

    Versione: Dolce
    Tasso Alcolometrico: 18,50%

    Vino Rosso Liquoroso dal colore rosso granata più o meno intenso con riflessi violacei, tendente all’arancione con l’invecchiamento, profumo delicato, caratteristico, etereo ed intenso con l’invecchiamento e sapore dolce, pieno, caldo, armonico, gradevole.

    Composizione:

  4. Aleatico di Puglia Liquoroso Dolce Naturale Riserva 

    Versione: Dolce
    Tasso Alcolometrico: 18,50%

    Vino Rosso Liquoroso Invecchiato dal colore rosso granata più o meno intenso con riflessi violacei, tendente all’arancione con l’invecchiamento, profumo delicato, caratteristico, etereo ed intenso con l’invecchiamento e sapore dolce, pieno, caldo, armonico, gradevole.

    Composizione:

4) Abbinamenti Culinari della denominazione Aleatico di Puglia DOC

Crostate alla marmellata di frutti rossi, “mendule turrate” (mandorle tostate con zucchero) e pasticceria secca a base di pasta di mandorle.

5) Disciplinare della denominazione Aleatico di Puglia DOC

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