Aglianico del Vulture DOC

La denominazione Aglianico del Vulture DOC si riferisce al vino rosso proveniente dalla Basilicata che, come suggerisce il nome, è ottenuto dalle uve Aglianico coltivate attorno al Monte Vulture, un vulcano estinto che domina il paesaggio della Basilicata settentrionale. Tannico e corposo, è uno dei più grandi vini del sud d’Italia ed è stato soprannominato il “Barolo del Sud”, un soprannome che condivide con la sua controparte campana, il Taurasi DOCG. La denominazione Aglianico del Vulture nasce ufficialmente come DOC nel maggio 1971, proprio nel periodo in cui si stava affermando il sistema ufficiale di classificazione dei vini in Italia. Per 32 anni è rimasto l’unico vino DOC della Basilicata, fino a quando nel 2003 è arrivata la Terre dell’Alta Val d’Agri DOC. Nell’agosto 2010 la tipologia superiore del vino è stata promossa ad Aglianico del Vulture Superiore DOCG. Per essere ammesso alla denominazione DOC, i vini devono essere prodotti esclusivamente da uve del vitigno Aglianico, una varietà le cui bucce spesse e la naturale alte acidità lo rendono ideale per il caldo clima mediterraneo della Basilicata. Le uve Aglianico maturano molto tardi nella stagione e necessitano di un’estate lunga, calda e asciutta per sviluppare la piena complessità fenolica e maturare il loro corredo di tannini. Negli anni più freddi, la vendemmia dell’Aglianico del Vulture dura fino alla prima settimana di novembre, fino ad oltre due mesi dopo la raccolta del primo Primitivo nella vicina Puglia. È questa maturazione prolungata (unita al particolare equilibrio di acidi, zuccheri e tannini dell’Aglianico) che rende i vini dell’Aglianico del Vulture così pieni di corpo, profondi di colore e ricchi di sapore. Il Monte Vulture, con i suoi terreni ricchi, scuri, drenanti e vulcanici, è uno dei pochi luoghi dell’Italia meridionale in cui si riescono ad ottenere vini così ricchi e concentrati dall’Aglianico (assieme, chiaramente al Taurasi e al Taburno). L’altitudine della zona interessata dalla denominazione comporta un clima leggermente più fresco rispetto alle zone più basse, dando alle uve livelli zuccherini non eccessivamente elevati. L’intera zona è più fresca, ma non meno soleggiata. Qui infatti i vigneti godono di più ore di sole rispetto a qualsiasi altra zona. Pertanto, i vigneti più migliori sono quelli situati tra i 300 e i 500 metri di altitudine, sui pendii esposti a sud-est, che godono del pieno sole mattutino, mentre quelli esposti a sud o sud-ovest sono oggetto di un caldo opprimente nel pomeriggio. L’altitudine è considerata in quest’area un fattore così importante nel determinare la qualità del vino che il disciplinare dell’Aglianico del Vulture DOC fissa l’intervallo di altitudine pre i vigneti tra i 200 e i 700 m. I vini prodotti con uve provenienti da vigneti sopra o sotto questi limiti non si qualificano per il titolo DOC. Il classico vino Aglianico del Vulture DOC è ricco e potente e richiede alcuni anni di maturazione prima di rivelare le sue qualità più accattivanti. Gli esempi meglio strutturati e più equilibrati migliorano per oltre un decennio conservati in bottiglia. Quando sono giovani, questi vini si fanno notare per i loro alti tannini, l’acidità e la concentrazione in aromi di frutta rossa. Durante la maturazione prendono sfumature più minerali, di catrame, spezie e cioccolato fondente, trasformandosi in vini rossi complessi e raffinati, capaci di dimostrare equilibrio e profondità. I vini Aglianico del Vulture DOC devono essere invecchiati per almeno un anno (due anni per le riserve) prima di venire immessi in commercio, con sempre più vini fattti maturare per del tempo in botti di rovere per ottenere maggiore complessità. Lo spumante rosso Aglianico del Vulture si distingue dai robusti vini fermi della zona. Questo vino si ottiene da uve raccolte precocemente per conservarne la freschezza e l’acidità richieste per la spumantizzazione. Viene realizzato sia nella tipologia secco che dolce. Secondo il disciplinare, glli spumanti dopo la fermentazione secondaria devono essere invecchiati per almeno un anno prima di essere immessi sul mercato. Le temperature di servizio per questi vini variano anche in funzione dell’età del vino: quelli più giovani vanno serviti più freschi, mentre i vini più maturi si esprimono al meglio a temperatura ambiente. L’Aglianico è diventato ormai il vitigno più importante ed esportato della Basilicata. Negli ulimi anni i vigneti della regione, in particolare quelli che producono vini Aglianico, hanno dimostrato di essere quasi due volte più redditizi rispetto agli oliveti, l’altro tipo di coltivazione che domina le regioni del sud Italia.

1) Cenni Storici della denominazione Aglianico del Vulture DOC

La millenaria storia vitivinicola riferita alla terra del “Vulture”, dalla Magna Grecia, al medioevo, fino ai giorni nostri, attestata da numerosi documenti, è la fondamentale prova della stretta connessione ed interazione esistente tra i fattori umani e la qualità e le peculiari caratteristiche del vino “Aglianico del Vulture”. Ovvero è la testimonianza di come l’intervento dell’uomo nel particolare territorio abbia, nel corso dei secoli, tramandato le tradizionali tecniche di coltivazione della vite ed enologiche, le quali nell’epoca moderna e contemporanea sono state migliorate ed affinate, grazie all’indiscusso progresso scientifico e tecnologico, fino ad ottenere gli attuali rinomati vini.

In particolare la presenza della viticoltura nell’area del Vulture è attestata da numerosi reperti archeologici come vasi, coppe, attingitoi ed una serie di utensili per la mescita del vino, decorati con scene legate al mondo del mito greco ed in particolare a Dioniso, prodotti in loco o importati dalla Grecia (fine IV e inizio III secolo), che documentano il panorama culturale in cui avvenne la sintesi tra la tradizione greca e quella indigena appulo-lucana.

Reperti trovati nella pars rustica delle antiche ville romane scavate nel territorio tra Lavello e Venosa, Melfi, Atella e Rapolla, utili a ricostruire la loro utilizzazione produttiva, le relazioni e i rapporti di scambio tra l’agrum e Venosa suggeriscono l’esistenza di una pratica della viticoltura e della vinificazione.

In epoca medievale si assiste ad una rinascita della viticoltura e della produzione vinicola. Ciò determina un incremento dell’estensione dei vigneti nei terreni di proprietà ecclesiastica, anche nell’area del Vulture, collegata anche ai diversi impieghi cui il vino veniva destinato come le celebrazioni delle messe e la medicina e l’alimentazione per le sue proprietà nutritive.

Tra il XI e il XIV secolo la pratica viticola incide notevolmente sulla formazione del paesaggio agrario nelle campagne del Vulture. Tra il XIII e XV secolo tutte le pendici del Vulture sono coltivate a vigneto e le vigne sono per lo più concentrate nei terreni attaccati alle mura delle città ed in quelli più vicini.

Le cantine sono sovente sistemate nelle grotte, a Melfi se ne contavano a centinaia. Un inventario eseguito nel 1589 ne registrava 110. A Melfi, a Rionero, a Barile, a Maschito e a Ripacandida le cantine erano tutte ricavate nelle grotte e negli ipogei naturali o scavati con modesti interventi. Oggi tutte le più importati case vitivinicole sono dotate di cantine ottenute dalla rivisitazione di quelle esistenti o ricostruite ex novo.

In tempi più recenti all’esposizione universale di Milano del 1906 parteciparono anche dieci campioni di vini del Vulture, che furono apprezzati in quanto “vini di corpo, fragranti, fini”.

Negli anni trenta la legge sui vini tipici italiani venne utilizzata da alcuni intermediari per impiantare cantine ed imbottigliare il vino. Sorsero così cantine ed aziende, molte delle quali ancora oggi costituiscono l’asse portante della moderna vitivinicoltura lucana.

Con la pubblicazione a Parigi tra il 1901 e il 1910 del trattato di ampelografia (Ampélographie), curato da Pierre Viala e Victor Vermorel, in collaborazione con una équipe internazionale di 70 ampelografi, l’Aglianico entra nell’olimpo dei vitigni più conosciuti a livello internazionale.

La DOC Aglianico del Vulture è stata riconosciuta con Decreto del Presidente della Repubblica del 18 febbraio 1971.

2) Area di Produzione della denominazione Aglianico del Vulture DOC

L’area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Aglianico del Vulture è situata nella parte nord della Regione Basilicata, in un territorio di alta e media collina sulle pendici del Monte Vulture, vulcano spento, ma attivo fino al Pleistocene superiore, che ha la sua vetta maggiore a 1.327 mt s.l.m. e che degrada progressivamente verso ovest lungo il fiume Ofanto e verso Est verso la piana della Puglia.

La Zona di Produzione del Vino DOC Aglianico del Vulture è localizzata in:

  • provincia di Potenza e comprende il territorio dei comuni di Rionero in Vulture, Barile, Rapolla, Ripacandida, Ginestra, Maschito, Forenza, Acerenza, Melfi, Atella, Venosa, Lavello, Palazzo San Gervasio, Banzi e Genzano di Lucania.

3) Tipologie di Vino della denominazione Aglianico del Vulture DOC

  1. Aglianico del Vulture 

    Tasso Alcolometrico: 12,5%

    Vino Rosso dal colore rosso rubino, odore tipico, gradevole ed intenso e sapore dal secco all’abboccato, giustamente tannico e sapido.

    Composizione:

  2. Aglianico del Vulture Spumante 

    Tasso Alcolometrico: 12,5%

    Vino Rosso Spumante dalla spuma fine e persistente, colore rosso rubino tendente al granato (con l’evoluzione puo’ assumere riflessi aranciati), odore fruttato, tipico, gradevole e sapore tipico e caratteristico, da brut a extra dry.

    Composizione:

4) Abbinamenti Culinari della denominazione Aglianico del Vulture DOC

Aperitivi, antipasti e secondi di carne come l’agnello con i funghi e verdure, formaggi stagionati come il pecorino di Filiano, il canestrato di Moliterno, il caciocavallo podolico, ma anche con la soppressata.

RICETTE REGIONALI VINO CERTIFICATO PRODUTTORE Agnello arrosto ai profumi lucani » Tenute Piano Regio » CQ 0069-02 » Cantine Strapellum » Filetto di manzo profumato » Michelangelo » CQ 0075-02 » Cantina del Vulture » Lombata di vitello ai funghi » Il Nibbio Grigio » CQ 0070-02 » Cantine Strapellum »

5) Disciplinare della denominazione Aglianico del Vulture DOC

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