Il vino è come uno specchio. Riflette sia chi lo produce, che chi lo consuma. Questo pensano Maurizio Altea e Adele Illotto, che ritrovano se stessi e il loro territorio nei vini fortemente identitari, che essi producono.
Cinque ettari di vigneto ricadenti nella denominazione Sibiola IGT, la delimitazione di territorio più piccola in Sardegna, che comprende solo i terreni più vocati dei comuni di Serdiana e Soleminis, in provincia di Cagliari.
Vitigni autoctoni e tradizionali (Cannonau, Carignano, Monica, Muristellu, Girò, Barbera sardo per le rosse, Nuragus, Nasco, Vermentino, Moscato e Malvasia Sarda per le bianche) allevati principalmente ad alberello e Guyot Poussard (chiamato nella zona carriadroxia cun s’appicamantella), su terreni bianchi, argilloso marnosi, nelle basse colline di Serdiana.
La scelta di Maurizio(agronomo) e Adele (agronoma ed enologa) di attuare una viticoltura rispettosa dell’ambiente viene da lontano: infatti già dal 1993 tutta la loro azienda segue le pratiche della agricoltura biologica.
Nessun prodotto chimico di sintesi in nessuna fase della coltivazione. Per mantenere la fertilità del terreno si pratica il sovescio e l’inerbimento temporaneo, nessun apporto proveniente dall’esterno della propria azienda agricola.
Raccolta rigorosamente manuale in piccole cassette forate, con selezione dei grappoli, in modo che l’uva arrivi in cantina sana e integra.
In vinificazione fermentazioni spontanee (perchè convinti che anche i lieviti autoctoni naturali contribuiscano all’espressione del territorio), e solforosa a bassissime dosi (meno della metà di quella consentita dal disciplinare del vino biologico).
Nessun consulente esterno né nel vigneto, né in cantina.
Anche la vendita è gestita personalmente, rapporti diretti con chi ama i loro vini. Per ridurre l’impatto ambientale niente più brochure, ma solo comunicazioni digitali.
Maurizio e Adele ci tengono a precisare “i nostri vini sono assolutamente nostri dalla vigna alla bottiglia. La motivazione che ci ha portato a diventare vignaioli è stata la nostra passione per i vini (abbiamo una discreta esperienza come degustatori) e la volontà di produrre dei vini che esprimessero l’amore per il nostro territorio e il rispetto per l’ambiente”
Nei loro vini riconosciamo la volontà di resistere alla dilagante omologazione del gusto. Ricordiamo il particolarissimo Altea Bianco, la prima bottiglia nel 2000, da uve provenienti da un vitigno raro come il Nasco, con l’aggiunta di Vermentino e Nuragus, il corposo Altea Rosso, un armonioso corale di Cannonau, Carignano, Monica e Muristellu e dal 2013 il leggiadro Papilio a base Nuragus, ottenuto da un vigneto di quasi 60 anni. Infine, una anticpazione, dal 2017 sarà in vendita In fundo, un vino da meditazione a base di Moscato sardo, ottenuto con una vendemmia tardiva.
Vini assolutamente da assaggiare, ma soprattutto da bere.