Cenni storici sul vino
L’origine del Brachetto d’Acqui è in realtà sconosciuta. Moltissimi sono i testi che cercano di localizzare il luogo in cui è stato creato, senza però avere successo. La maggior parte di questi, tuttavia, riportano il Monferrato e le colline astigiane come luogo di origine del Brachetto d’Acqui, il quale era molto conosciuto sin dai tempi dei romani: infatti il suo nome in latino è Vinum Acquense. Secondo una leggenda, il Brachetto era un vino talmente dolce ed afrodisiaco da riuscire a conquistare Cleopatra, la quale ne divenne ghiotta e iniziò a preferirlo rispetto alle altre bevande alcoliche. Era un’abitudine per la regina d’Egitto sorseggiarlo insieme a Giulio Cesare e a Marco Antonio. Tuttavia, anche i Greci amavano quest’alcolico e sia loro che i Romani lo gustavano assieme a del miele, proprio per il suo gusto dolce e piacevole. È per questo che il filosofo Gallesio, nel 1817, lo definisce vino celebre poiché aveva una gradazione alcolica molto bassa e una dolcezza che lo rendevano perfetto come alcolico da accompagnare durante un dessert.
Solo nel 1922, il professore Garino Canina, descriverà in modo ufficiale il suo aspetto, odore e gusto. Purtroppo, a causa dei danni della Prima Guerra Mondiale e alla comparsa del parassita filossera che attaccava i vigneti, il Brachetto divenne sempre meno coltivato. Fortunatamente, negli anni ’50, l’alcolico ritornò ad essere prodotto grazie a un coltivatore del sud Piemonte, il quale riuscì a creare il vino in forma di spumante attraverso una tecnica detta charmat. Da quel momento in poi, il vino tornò sulle tavole da pranzo e sui banchetti, ricevendo il riconoscimento DOC nel 1969. Oggi il Brachetto d’Acqui rappresenta un vino particolare del Piemonte, il quale utilizza uva coltivabile solamente nei territori vicino Acqui.

Area di produzione del Brachetto d’Acqui DOCG
La zona di produzione del Brachetto d’Acqui prende il nome dell’ononimo comune di Acqui situato tra le provincie di Alessandria ed Asti. Le terre vicine al paese posseggono un aspetto calcareo-argilloso perfetto per la crescita delle viti e per la preservazione del gusto dell’uva e delle sue caratteristiche. Ad oggi, ci sono 750 viticoltori che posseggono, in media, 1,8 ettari di terreno da cui ricavare le viti per poter produrre il vino. Alla fine dell’anno 2019, il Brachetto d’Acqui ha prodotto ben 200mila bottiglie.

Caratteristiche organolettiche del vino
Il Brachetto d’Acqui presenta un colore rosso rubino tendente al granato chiaro o rosato. L’odore è muschiato e molto delicato, mentre il sapore è dolce, morbido e poco forte. La variante di tipo spumante presenta una schiuma fine e persistente, lo stesso colore del vino precedente, un odore piuttosto delicato e un sapore speziato ma dolce e particolare. Il Brachetto d’Acqui Passito, invece, possiede un colore rosso rubino di media intensità, un aroma muschiato, che ricorda quasi il legno e un sapore vellutato e armonico. La descrizione del vino venne prodotta in modo ufficiale, come affermato precedentemente, dal professore Garino Canina. È consigliato servirlo durante un dessert o accanto a della pasticceria secca.

Disciplinare
Il Brachetto d’Acqui DOCG include nella sua denominazione i seguenti tipi di vini: quello classico, la versione spumante e quello passito. Il processo di produzione non può durare meno di un mese, compreso l’affinamento, mentre la resa dell’uva dev’essere del 70% per il Brachetto d’Acqui originale e spumante, 45% per il Passito. La tecnica di coltivazione utilizzata è quella a guyot, la quale riesce a dare uva di alta qualità, mentre le pratiche di forzatura sono vietate ma è possibile ricorrere all’irrigazione di soccorso. Per produrre questo vino, viene utilizzato il Brachetto: un vitigno rosso particolare e coltivabile solo in Piemonte. Per questo le norme restringono la possibilità di coltivare il Brachetto solo in tale regione, mentre per quanto riguarda la produzione del vino, questa può avvenire in qualsiasi parte d’Italia.